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Cronaca

CUPRA MONTANA LE NOTE DELLA BANDA CITTADINA PER RICORDARE LA GRANDE GUERRA

nella foto: Riccardo Ceccarelli (storico), Luigi Cerioni (sindaco di Cupra Montana), Settimio Bonci (curatore della mostra) foto Enrico Spinaci

Nella foto: Riccardo Ceccarelli (storico), Luigi Cerioni (sindaco di Cupra Montana), Settimio Bonci (curatore della mostra) foto Enrico Spinaci

CUPRA MONTANA, 1 febbraio 2016 – Come spesso capita nel riassumere o descrivere certe manifestazioni così articolate come questa della Grande Guerra organizzata a Cupra Montana, ci si accorge a posteriori di aver dimenticato alcuni importanti artefici dell’allestimento, di reperimento del materiale nonché della allocazione dello stesso in modo congruo, lineare e logico.

Cerco di porre rimedio anche se tardivamente a questa mancanza in questa occasione citando, spero, tutti. Hanno collaborato all’allestimento della mostra: Giorgio BelardinelliSettimi Bonci, Elena Gregori, l’insegnante Rita Uncini, Aldo Cerioni, Livio Rossi, Vincenzo Mollaretti, Giuseppe Taruchi.

Tutti questi hanno operato in modo da modificare sapientemente gli ambienti così da farli assomigliare ad interni di trincea, a casematte, a posti di guardia, insomma a quello che era lo squallido ambiente in cui i nostri soldati erano costretti ad operare in una promiscuità insalubre e malsana.

La banda musicale "Nicolò Bonanni" (foto di Vincenzo Mollaretti)

La banda musicale “Nicolò Bonanni” (foto Vincenzo Mollaretti)

La mostra continua e sinceramente anche se si è partecipato alla sua inaugurazione, ogni volta che se ne ripercorre l’itinerario, è talmente numeroso e coinvolgente il materiale esposto che si trova sempre qualche cosa che muove a meraviglia il visitatore e lo costringe a ripercorrere le vie della memoria, a ripescare ricordi legati ai nonni, alle nostre famiglie, al cuore.

E mentre domenica 31 gennaio la mostra ha visto l’esibizione della banda comunaleNicolò Bonanni” che con le sue note ha riportato tra i presenti i ricordi degli eventi legati al Conflitto Mondiale, lo storico Riccardo Ceccarelli si è soffermato, sabato 30 gennaio, sulla Grande Guerra ma lo ha fatto esaminando non tanto i fatti bellici ma la realtà del nostro paese, le implicazioni per una comunità legata all’agricoltura e come tale ha bisogno di braccia  robuste e numerose, della scolarizzazione che era pressoché assente nell’Italia di allora, nella quasi rassegnazione di una gran parte di popolazione, povera e analfabeta. Ha parlato della grande massa di morti che ha caratterizzato questo conflitto, di come la guerra abbia coinvolto in appena un mese tutti i paesi dell’Europa e successivamente anche il resto del mondo.

Il pubblico presente alla mostra sulla Grande Guerra

Il pubblico presente alla mostra sulla Grande Guerra (foto Enrico Spinaci)

Fu un inseguirsi di avvenimenti funesti che dopo Serajevo non ebbe modo di arrestarsi se non al prezzo di carneficine immani  consumate ai danni dei più poveri, come del resto capita sempre, in ogni conflitto.

In Italia si ebbero 700000 morti ed un milione e passa di mutilati che poi furono la base del malcontento di cui si alimentò il movimento successivo che fu alla base del Fasciamo.

L’Italia si trovò per sua fortuna dalla parte dei vincitori soltanto per il fatto che il suo nemico naturale rimase strozzato dai blocchi internazionali e si trovò alla fame, allo stremo, senza possibilità di rifornimenti, nemmeno quel minimo sul quale poteva contare l’Italia dopo il disastro di Caporetto.

Come Dio volle il conflitto cessò, per fame dei contendenti ma cessò e ci fu tanto se non tutto da ricostruire, specialmente il morale della popolazione.

L’Italia ottenne alla fine del conflitto Trento e Trieste, cioè quello che l’Austria era disposta a cedere in cambio di un suo non intervento nella guerra! Come calmare le rimostranze dei non interventisti?

Come spiegare agli orfani, alle vedove ed ai genitori del milione e più di vittime italiane che avevano versato il proprio sangue e pianto le loro infinite lacrime solo per una questione di principio, solo per una mera questione politica? I nuovi confini, le nuove condizioni economiche e sociali saranno alla base dei dissidi politici e delle lotte di partito che porteranno purtroppo al secondo conflitto mondiale fra i blocchi nuovi che erano nati dallo smembramento del mondo che sembrava inamovibile nel suo orine secolare.

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