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Cronaca

CUPRA MONTANA «Mia nonna segregata nella Casa di riposo»

L’appello del nipote giunto da Torino: «Una discriminante prigionia, ognuno si assuma le proprie responsabilità»

CUPRA MONTANA, 23 luglio 2020 – I familiari di una ospite della locale Fondazione Papa Giovanni Paolo II (Giorgio e Andrea, rispettivamente figlio e nipote), preoccupati dal perdurare delle regole precauzionali anti-contagio adottate il 6 marzo scorso dalla direzione della locale struttura per anziani, hanno deciso di scrivere a Luca Ceriscioli, presidente della Regione Marche, Antonio Mastrovincenzo, presidente del Consiglio regionale, LuigiCerioni, presidente della Provincia di Ancona e sindaco di Cupra Montana, al garante regionale dei diritti della persona Regione Marche, Giorgio Cardinali, presidente Fondazione Papa Giovanni Paolo II, FabioRagaini, del Gruppo Solidarietà, Grusol, per ottenere, come si legge nella lettera, «libera uscita delle persone residenti in strutture protette/strutture sociali della Regione Marche» con richiesta di intervento urgentissimo.

Il nipote della signora ospite, Andrea, arrivato da poco a Cupra Montana, ci ha inviato una testimonianza scritta dove racconta la vicenda che pubblichiamo integralmente.

«Da 150 giorni, da fine febbraio, mia nonna A. P. non può uscire dalla Casa di riposo di Cupra Montana. È costretta a vedere i suoi nipoti, che sono venuti a trovarla da Torino, da un cancello».

«A differenza di altri utenti di Case di riposo (Apiro, Montecarotto, Sfaffolo) che possono uscire o ricevere liberamente visite in giardino, la struttura di Cupra Montana prevede solo una visita al chiuso a settimana della durata di venti minuti. Nonna A. risente ormai di questa situazione di “prigionia” e vorrebbe tornare alla normalità fatta di un giro in paese, di visite alle persone care che abitano a Cupra Montana, dalla possibilità di pregare sulla tomba del suo amato marito».

«Arrivato ieri a Cupra Montana ho avuto incontri con il Sindaco, con il presidente della Fondazione Papa Giovanni Paolo II che gestisce la struttura, e con il direttore della Casa di riposo. Da tutti la stessa risposta: comprensione per il caso esposto, ma nessuno si assume la responsabilità di autorizzare l’uscita e il rientro dell’utente, in assenza di imposizioni in tal senso della Regione o dell’Asur».

«Dal momento che non sono obbligati a riaprire, i gestori cui é delegata la responsabilità del controllo delle singole situazioni, tengono chiuso. Addirittura negano le visite in giardino ai parenti di malati che non possono deambulare e che sono in carrozzina, perché “non c’é abbastanza personale”!  Mio padre Giorgio, figlio della signora A., ha scritto già alcuni giorni fa l’allegato messaggio alle autorità regionali; i rappresentanti della Casa di riposo hanno a loro volta scritto la comunicazione (anche questa allegata) con la quale chiedono lumi al Garante per i diritti della Regione Marche e segnalano che ci sono ospiti della struttura che stanno cadendo in depressione».

«Della situazione delle persone ricoverate alla Casa di riposo é arrivato a interessarsi il Garante per le persone private della libertà (!), sollecitando le Regioni a prendere misure per la riapertura con tutte le sicurezze del caso (quelle che osservano quotidianamente tutti i cittadini) delle strutture».

«È ora che sia la Regione Marche (tramite l’Asur), sia i gestori (a Cupra Montana la Fondazione Papa Giovanni Paolo II e anche il Comune, che della Fondazione é primo referente) si assumano la responsabilità di far uscire nonna A. e gli altri ospiti da questa discriminante prigionia».

Dobbiamo essere sinceri con noi stessi, visto che con la fase2 abbiamo riacquistato la libertà dalla clausura anticontagio seguendo precise regole, sarebbe proprio il caso che questa fosse estesa a tutti indistintamente.

Nel contesto dobbiamo oggettivamente riconoscere che la tempestività con la quale la direzione della locale Casa di riposo ha adottato l’ordinanza restrittiva è servita a prevenire contagi o peggio. Il fatto che il presidente Giorgio Cardinali abbia scritto una dettagliata lettera al Garante Regionale dei diritti della persona (01.07.2020-prot.n°616) significa che i responsabili della struttura hanno toccato con mano i sintomi di un disagio tanto negli ospiti autosufficienti che in quelli costretti in carrozzina.

Ma allora il problema dipenderà dalla lentezza della burocrazia?
È ora che si ponga fine alla segregazione di tutti gli ospiti delle rispettive Case di riposo della nostra regione.

E che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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