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Decreto Dignità: è da sospendere per salvare lo sport?

Decreto Dignità: è da sospendere per salvare lo sport?

Il mondo dello sport è uno dei settori che più ha sofferto le restrizioni e le limitazioni adottate come misura di contenimento dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Tutte le competizioni sportive inizialmente sono state sospese, poi era consentito solo lo sport agonistico, dopo ancora gli sportivi potevano ritornare in campo ma le partite si disputavano a porte chiuse, senza la presenza del pubblico sugli spalti.

Mancanza che si è sentita molto, visto che il tifo e l’incitamento sono la miglior carica energetica per i giocatori.

Di conseguenza, anche il mondo del betting ha subito un forte colpo basso, perché se la partite non si giocavano, non c’era nulla su cui fare le scommesse.

E, tra l’altro, le sale scommesse sono state tra le ultime attività a ripartire, potendo riaprire solo con l’introduzione della zona gialla nelle regioni con basso indice RT.

Ma a dare un’ulteriore stangata allo sport ci ha pensato il Decreto Dignità, che ha abrogato alcuni contenuti della Legge di bilancio 2018 in riferimento allo sport.

Il Decreto, emanato dal primo Governo Conte, ha previsto l’imposizione del divieto di pubblicità alle società di scommesse, causando un grande buco economico allo sport.

In pratica, i bookmakers e tutte le aziende che lavorano nel mondo delle scommesse sportive, non potevano più fare pubblicità con l’inserimento di inserzioni promozionali sui social media o per mezzo di accordi di sponsorizzazione stipulati con le società sportive e gli atleti.

Questa mossa era finalizzata a disincentivare il gioco d’azzardo che può degenerare nella ludopatia.

Stop al divieto di sponsorizzazione sul betting

La Lega di Serie A e la FIGC hanno, dunque, chiesto al Governo la revisione e sospensione di questo divieto fino al 30 giugno 2023, in vigore dall’estate 2019, in modo da agevolare la ripresa del calcio, attingendo alle risorse economiche derivate dalle imprese del betting.

Secondo quanto stimato dall’amministratore delegato della Lega di Serie A Luigi De Siervo, i danni superano l’ammontare di 100 milioni di euro all’anno.

Se il divieto di pubblicità e di sponsorizzazione del gioco non fosse stato abrogato, il rischio era quello di andare incontro a una crisi del calcio che obbligasse i club sportivi a bloccare (almeno temporaneamente) le loro attività.

La richiesta del presidente della FICG Gabriele Gravina al Governo era quella di riconoscere l’importanza socio-economica e il peso del calcio nell’intero sistema produttivo italiano.

Una misura urgente che contribuisse alla ripresa dell’economia italiana.

Ma la richiesta comprendeva un’altra modifica per risollevare il calcio, ossia l’incremento della tassa sulla raccolta delle scommesse dell’1% sia online (come quelle proposte dai siti di scommesse con bonus) che nei centri scommesse: questa tassa, già applicata per incrementare il fondo Salvasport del Decreto Rilancio, prevedeva il prelievo dello 0,5% fino al 31 dicembre 2021.

La nota della Figc

La Figc, in una nota diffusa nei mesi scorsi, ha dichiarato: “Per ogni euro investito dal Governo italiano nel calcio, infatti, il sistema Paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 17,3 euro, con evidenti benefici in termini percentuali sul Pil, tanto che l’ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale del calcio professionistico degli ultimi 13 anni è stata pari a 14 miliardi di euro”.

Anche Valentina Vezzali, sottosegretaria dello sport per il Governo Draghi, ha chiesto la momentanea reintroduzione delle pubblicità sul betting, per dare una boccata d’aria ai club sportivi e ai mezzi di comunicazione.

Pur sostenendo l’importanza della lotta alla ludopatia, Vezzali ritiene che questo periodo storico caratterizzato dalla crisi pandemica non sia ideale a mantenere queste limitazioni che, tra l’altro, nessun altro paese europeo ha messo in atto.

Nei giorni scorsi, la sottosegretaria delegata allo sport ha riportato all’attenzione di un tavolo di concertazione tecnico la questione del divieto di sponsorizzazione delle attività di scommesse sportive, emanata dal Decreto Dignità, che ha introdotto delle modifiche anche per quanto riguarda il mondo del lavoro.

Questo divieto, nato per combattere le scommesse clandestine, penalizza gli introiti provenienti dal settore del betting, andando a ledere l’intera economia italiana con il blocco degli investimenti sullo sport.

Ma il mercato delle scommesse sportive effettuate da aziende di betting regolamentate apporterebbe soltanto una liquidità fondamentale per far risollevare i bilanci delle imprese sportive.

Cosa ne pensa Marcel Vulpis, vice presidente vicario della Lega Pro

È questo il pensiero di Marcel Vulpis, vice presidente vicario della Lega Pro, che dichiara ad Agimeg: “La ludopatiasi può combattere solo attraverso un nuovo patto sociale tra Stato e operatori del settore.

E proprio lo sport può diventare un veicolo incredibile per comunicare messaggi collegati al tema del gioco responsabile.

Possiamo discutere sulla scarsa opportunità di veicolare messaggi troppo invasivi (come le quote live durante un match), ma certamente non possiamo impedire ad una azienda che opera sul territorio in modo lecito e che ha pagato allo Stato fior di milioni di euro per la concessione di gioco di promuovere il proprio brand”.

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