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diVENERDÌ PENSIERI E PAROLE IN PILLOLE

CONSIGLI PER I CONSIGLIERI

Che Jesi non fosse esattamente una città a misura di bicicletta ne avevamo già contezza, ma il dato fornito dalla Polizia locale dovrebbe metter tutti sull’attenti.

Da inizio anno sono stati ben quindici gli investimenti di pedoni e ciclisti. Una sfortunata casualità ? Forse.

Sulle pagine di Qdmnotizie è stata lanciata la proposta di utilizzare il modello Islandese, con le strisce tridimensionali, ma il dibattito latita tristemente. Purtroppo il classico richiamo al senso civico e alla buona educazione, non può bastare a fermare questa tragica tendenza. Sarebbe auspicabile che dalla maggioranza, si trovassero immediatamente le risorse per ritinteggiare e rendere ben visibili le strisce pedonali esistenti, visto che in troppe zone sono solo un ricordo, e si investisse su una nuova segnaletica stradale. Dall’opposizione sarebbe invece lecito aspettarsi proposte, idee e sollecitazione continue. Nel silenzio generale, tra le lacrime di dolore e quelle del coccodrillo, il passo è breve.

PRIMO POSTO

Per alcuni il Liceo Scientifico a Jesi non è altro che il contenitore di impianti per praticare sport all’aria aperta, altri lo associano alle feste estive, mentre per i nonni non è altro che uno spazio dove i nipoti bivaccano nelle ore mattutine.

Secondo uno studio dettagliato della fondazione Agnelli invece, il “ Leonardo da Vinci” è la miglior scuola secondaria di tutta la Provincia.

Un riconoscimento non alla Città, ma evidentemente ad un corpo insegnati di primo livello, ad un’organizzazione collaudata, e anche alla storica Preside Bruna Aguzzi, che ora si sta godendo la meritata pensione.

Però si sa, un primo posto equivale ad uno scudetto, ed allora guardiamo la classifica con occhi sgranati, e in modo improprio consideriamo questo successo di tutti gli Jesini. In fondo, che si parli di sport, di cultura…o di scuola, tenersi alle spalle Fabriano, Senigallia e soprattutto Ancona, fa sempre piacere.

GIRANDO PER JESI

Gli Jesini e la toponomastica proprio non vanno d’accordo, e le stranezze la fanno da padrone. Il fatto che la Piazza principale venga chiamata in tre modi diversi, della Repubblica, del teatro o dell’orologio ha seconda dell’ umore, è solo il preludio ad altre bizzarrie. La realtà quotidiana ci dice che le vie davvero conosciute a Jesi sono una decina, per il resto si ragiona a macroaree. Quando chiedi dove abita Bernardo, ti senti rispondere : “ su Colle Paradiso”. Annuisci, ma non volendo andare a leggere ogni campanello della zona, chiedi maggiori dettagli, e ti viene detto : “ sei duro, ti ho detto Colle Paradiso, su Jesi nova “. Alla fine rinunci alla visita al buon Bernardo, con buona pace dei vari Amendola, Nenni e altri padri della patria, destinati a Vie mai pronunciate. Maggiore fortuna è capitata a Fausto Coppi, che si è preso senza averlo richiesto, tutto il territorio dai giardini pubblici fino a Via del Burrone, oscurando naturalmente Binda e le vittime del terrorismo. Ho visto guidatori girare per ore alla ricerca di quell’amico che abita “ lì Piazza Bramante”, incuranti che quella Piazza non la troveranno mai, perché non esiste. Secondo alcuni Via Roma sarebbe tanto lunga da arrivare direttamente al grande raccordo anulare, e l’Erbarella potrebbe fare Comune da sola. L’altro giorno, quando ho digitato sul navigatore “Via Brodolini” e mi è comparsa la scritta “ Giù la Zipa”, ho alzato le mani, e mi sono definitivamente arreso.

STREET ART

Davvero bello il secondo murales realizzato in Via San Giuseppe.

Una vera e propria opera d’arte che riempie di colori intensi ma non aggressivi, dei palazzoni segnati dal tempo che passa inesorabile.

Un piccolo segno di vivacità in un quartiere che dovrà essere ripensato e ridisegnato nei prossimi anni, con l’ingombro di una torre inutile, e il conseguente aumento del traffico. Questo estro creativo però, potrebbe essere esportato anche in altri rioni della Città, magari attraverso un concorso di idee. Ovvero, gli abitanti potrebbero proporre un soggetto da far realizzare agli artisti, e poi scegliere il più rappresentativo. Che ne dite ?

IL MENU DI NATALE

Mi sento veramente sollevato. Come da trentacinque anni a questa parte, mia madre si è già lanciata con la sua frase fatidica: “Quest’anno per le feste Natalizie posso cucinare qualcosa di diverso, ma senza esagerare con le quantità”. Il buon proposito, poco credibile ma atteso con ansia, andrà puntualmente a sbattere con una realtà inesorabile. Gli sguardi tra il perplesso e lo sbigottito di mio padre, sconsiglieranno la preparazione di nuovi piatti troppo temerari, quindi si scivolerà via con le vecchie care abitudini. La sera della vigilia, rigorosamente pesce. Ad un mese esatto dall’appuntamento scatterà il countdown: ogni giorno Mamma annuncerà un antipasto da servire a tavola, precisando però che saranno portate “leggere”, mentre le confezioni i di stecchini lunghi in presenti cucina farà presagire che gli spiedini li porteremo dietro fino all’epifania.  Il tutto, mentre un villaggio di pannocchie starà già recitando le ultime preghiere prima di finire in forno. Per il pranzo di Natale non si sfuggirà dai cappelletti in brodo, rigorosamente preparati a mano, e cotti nella pentola nuova, sempre più grande. Degli studiosi hanno calcolato che mantenendo questa costanza, nel 2025 faremo bollire il brodo direttamente in una vasca da bagno. Come seconda portata, un’ aia varrà sacrificata in nome di sua maestà: il lesso. A cena, quando ogni scusa sarebbe buona per passare il turno, si opterà per il binomio fritto e arrosto, ma anche del polpettone perche “ai monelli piace”; si Mamma, i miei cugini hanno tutti superato i venti, ma vai tranquilla. E a Santo Stefano ? “se r’coglie su” ! Ma l’anno prossimo….sarà le stessa storia, forse un po’ pesante, ma ricca di tanto affetto.

(Marco Pigliapoco)

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