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diVENERDÌ PENSIERI E PAROLE IN PILLOLE

“LODO FAVA”

“Avere l’università a Jesi o non averla non è la stessa cosa; avere la stagione lirica a Jesi o non averla non è la stessa cosa; avere un’istituzione bancaria che rappresenti la nostra regione o non averla non è la stessa cosa”.

La nostra città, e più in generale la nostra Regione stanno perdendo tanto, troppo.” Così si è espresso l’ex Sindaco di Jesi, Gabriele Fava. Nel 2018, una parte dei parlamentari verrà scelta attraverso l’elezione in piccoli collegi uninominali. Avviso per i dirigenti di partito, di ogni ordine e grado: non saranno tollerati, almeno dal sottoscritto, candidati catapultati da “Roma”, che conoscono la situazione del nostro territorio per aver letto qualche riga su Wikipedia. Si parta fin da subito, dal “lodo Fava”, ampliandolo alla crisi che ha colpito le nostre imprese, e alle drammatiche forme di precarietà che colpiscono i giovani. Si accettano donne e uomini che avranno la capacità di prendere impegni concreti, e dare speranza alle “nostre” comunità.

Non sono graditi comizi sgugliati, accenti “stranieri”, e professionisti del nulla. Per quest’ultimi ho già pronto un bigletto ferroviario di terza classe, per il ritorno a casa, con pedate incorporate. Qualcuno mi accompagnerà in stazione ?

 

W L’OLIO D’OLIVA

La raccolta delle olive è finalmente giunta al termine, e ora via con l’imbottigliamento e la vendita libera di questo splendido frutto della terra.

Nel grande centro commerciale troverete delle offerte “imperdibili”. Per pochi spiccioli potrete acquistare un clamoroso olio di provenienza sconosciuta, lavorato con le migliori innovazioni chimiche e industriali.

Nelle monete spese, sono anche comprese le splendide pubblicità che passano in tv, dove allegre famiglie pranzano con fette di pane giganti, intrise di un liquido color verdolino.

Se invece sceglierete il contadino, o la piccola azienda locale, gusterete un prodotto autoctono a chilometro zero, premierete passione e tradizione, darete un colcio allo sfruttamento sul lavoro, e l’intestino vi ringrazierà. A voi la scelta.

 

REGALI

Il “Black Friday”, oltre a confermarci che gli Americani sono i migliori venditori del mondo, ci ricorda che è giunta l’ora di pensare ai regali per il Natale che bussa alle nostre porte.

Al fine di evitare inutili sprechi di denaro e spiacevoli imbarazzi, mi permetto di dare alcuni suggerimenti ad amici, colleghi e conoscenti che vorranno allietarmi con un piccolo dono. Nutro un odio viscerale nei confronti di tutti i tipi di guanti; preferisco l’iportermia alle mani. Mi piace scrivere, ma le penne griffate dall’autocarrozzeria, o quelle prese “in prestito” dagli Hotel, restano le migliori in circolazione. Il raccoglibriciole elettrico finirebbe ben nascosto in garage, e sappiate che l’ultimo libro di Bruno Vespa sarà utilizzato per far spianare il tavolino da campeggio. Sono palloso, ne sono consapevole, ma poi al momento della sorpresa non riesco a fingere. Mi piacciono piccoli oggetti originali. Vi segnalo che sto cercando disperatamente il nano da giardino “tavecchiolo”, e una sveglia con la voce di Belen che mi dia il buongiorno dicendo: “Marco, ti sto aspettando”.

Ma se volete andare sul sicuro, un abbraccio forte, un sorriso, e il cuore si riempirà di gioia.

 

I MIEI MONDIALI

Mi chiamo Marco come Van Basten. Sono figlio di Riccardo “freccia” Pigliapoco, che da ragazzo sciorniva talento dalle parti del Duomo, ma è rimasto un’eterna promessa.

Jeans o pantaloni corti, un pallone di cuoio o il “supertele”, scarpe da ginnastica o espadrilles, sole o vento. Il brecciolino che sbucciava gomiti e ginocchia, e il mercurio cromo come fedele alleato per rimarginare le ferite. Le rose della vicina di casa puntalmente decapitate, con imprecazione annesse.

Il “bum” della palla che batteva sui muri a far da colonna sonora nei pomeriggi Jesini. Il piede sinistro con cui non ho mai imparato a calciare. Le porte improvvisate con gli zaini. Le entrate “killer”sull’amico fenomeno. I raffreddori a concedermi qualche giorno di forzato riposo. E poi i sogni: nella mia testa ho vinto 23 palloni d’oro, e sono stato capocannoniere per 12 volte in fila.

Mi sono sentito Maradona e Matthaus, ma anche Baresi o lo Zio Bergomi. Io ai mondiali partecipavo sempre, ed ero felice.

 

SAN MARTINO

Sarà che la Maestra Marcella me la fece imparare a memoria, o forse perché è stata persino cantata da Fiorello, ma con le temperature che si abbassano, questa poesia ci vuole proprio, anche se il mosto è già diventato vino. Perché la pubblico ? Mi piace, e spero possiate riscoprirla anche voi.

La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tin
va l’aspro odor dei vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi[
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

GIOSUE’ CARDUCCI

 

(Marco Pigliapoco)

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