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EMERGENZA Le Marche prime in Italia per il lavoro usa e getta

Rossella Marinucci (Cgil): «Siamo in coda alla classifica per i contratti stabili, non si riesce ad assicurare un impiego tutelato»

ANCONA, 18 aprile 2021 – Le Marche sono la prima regione d’Italia per il lavoro usa e getta. E’ quanto riportano le sezioni regionali della Cgil e dell’Ires

Nel 2020, le assunzioni nella nostra regione sono state 139.406. Complessivamente, sono diminuite del 31,1% dall’anno precedente (-63 mila unità) e del 38,0% dal 2018 (– 85 mila unità). Il numero di assunzioni crolla per tutte le tipologie contrattuali e i contratti a tempo indeterminato rappresentano solo il 13% del totale.  Anche per le cessazioni, tutte le tipologie contrattuali hanno registrato una variazione negativa, il cui saldo è pari -26.180 e si assiste d una diminuzione significativa delle trasformazioni di contratti precari in contratti a tempo indeterminato.

Le attivazioni sono diminuite in tutti i settori a eccezione dell’aggregato “Istruzione, sanità e assistenza sociale”. I settori più colpiti sono quelli delle attività artistiche e dell’intrattenimento, seguiti dall’aggregato “Commercio, riparazione autoveicoli, trasporto e magazzinaggio, alloggio e ristorazione” e dal manifatturiero. 

A proposito, Barbara Lucchi, segretaria generale Filcams Cgil Marche, sottolinea che «fanno eccezione solo quegli esercizi che hanno saputo reinventarsi tramite l’e-commerce e con nuove modalità di vendita a distanza, veicolate soprattutto sui social network e con una strutturata presenza online. Diverse le grandi catene commerciali che hanno aperto situazioni di crisi a livello nazionale, con conseguenti ricadute anche nel territorio marchigiano (Camaieu, Kidiliz, Douglas)».

Sul fronte cultura e intrattenimento, è Guido Pucci, segretario generale Slc Cgil Marche, a fare il punto: «La chiusura dei luoghi della cultura, ovvero teatri, cinema e spazi culturali, nonché la sospensione di tutti gli eventi hanno determinato la mancata attivazione dei contratti di lavoro di artisti, tecnici e maestranze, il cui numero nelle Marche si stima essere di circa 6.000 unità: professionisti della produzione culturale, dai percorsi lavorativi già frammentati e precari, oggi quasi azzerati» .

Le Marche, anche nel 2020, si confermano una delle regioni in cui la precarietà incide maggiormente nei nuovi rapporti di lavoro. La regione è la terzultima in Italia per l’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle nuove assunzioni (13,0% nelle Marche, contro il 19,7% della media nazionale) mentre la percentuale di assunzioni con contratti a termine si attesta al 37,8% del totale contro il 44,1% del valore medio del PaeseSopra la media nazionale invece per le attivazioni con contratti di somministrazione (14,0% contro una media nazionale del 12,1%) e prima regione in Italia per la più alta incidenza dei contratti intermittenti sul totale delle nuove assunzioni (17,0% a fronte del 7,9% della media nazionale).

«Il 2020  – rilancia Rossella Marinucci della segreteria regionale Cgil Marche –, caratterizzato dagli effetti della pandemia, conferma una tendenza per la regione che, da anni, come Cgil, denunciamo, ovvero il primato delle forme più precarie di lavoro e la progressiva contrazione delle forme contrattuali più stabili e tutelanti per i lavoratori. Vantiamo il primato nel lavoro usa e getta e scendiamo sempre più in coda alla classifica del lavoro tutelato e stabile, un lavoro che consenta agli uomini e alle donne, giovani e meno giovani, di credere e progettare il proprio futuro. Dopo oltre un anno in emergenza pandemica, andiamo esattamente in direzione ostinata e contraria a quella auspicabile».

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