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Cronaca

FABRIANO «Celebriamo il Natale, viviamo il dono di Dio»

Il messaggio del Vescovo della diocesi di Fabriano – Matelica Francesco Massara, che abbraccia idealmente i fedeli al secondo Natale in pandemia

FABRIANO, 20 dicembre 2021 – Nell’affrontare il secondo Natale in pandemia il vescovo della diocesi di Fabriano – Matelica Francesco Massara si domanda se ancora abbia senso augurarsi “Buon Natale”.

Difficoltà nel ritrovare gesti spontanei di prossimità e “segni di felicità artificiale” sono i alcuni dei nodi da sciogliere per il Vescovo fabrianese.

Ma la risposta per Massara è sì, perché «Egli viene nonostante il perdurare di quest’emergenza e sceglie ancora di nascere lì dove non ce lo saremmo mai aspettato: nella precarietà delle nostre relazioni, nell’angoscia delle nostre solitudini, nella vulnerabilità delle nostre famiglie, nell’inadeguatezza delle nostre comunità».

«Gesù viene in un contesto storico in cui – scrive Massara – a motivo della nostra fede e della nostra esperienza cristiana, questo può diventare il migliore Natale della nostra vita: se infatti siamo capaci di togliere la “mascherina” dell’ipocrisia, saremo capaci di riconoscere la Sua visita strana ma sincera e ci si svelerà il mistero che la Sua nascita porta con sé. Dio nasce nel modo più ordinario e banale possibile, senza effetti speciali o luci artificiali. Ospitarlo e rimetterlo al centro della nostra vita è ciò che ci permette di trovare le ragioni di quei valori che altrimenti rischiano di essere solo slogan vuoti, o parole al vento».

E poi gli auguri, un lungo elenco per accogliere una chiesa fatta di persone e vite diverse una dall’altra.  Donne vittime di violenza, coniugi separata, alle persone sofferenti ed inferme, a disoccupati e terremotati, a profughi e immigrati e poi «Buon Natale a voi, medici, infermieri, operatori sanitari e volontari che vi prendete cura delle tante ferite visibili e invisibili e che, con il vostro servizio e le vostre amorevoli cure, ci ricordate che la vita è un valore da benedire e custodire sempre, anche nel momento del dolore e della sofferenza».

(Redazione)

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