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Cronaca

FABRIANO «Guida con l’esempio»: la missione in Africa di Luca Draghi

Dalla città della carta al Benin: la storia di Luca

 

FABRIANO, 3 febbraio – Il prossimo 14 febbraio, Luca Draghi, quarant’anni, sposato con 3 figli, partirà per una missione nello stato del Benin in Africa. La missione durerà una settimana, fino al 22 febbraio, quando i missionari torneranno in Italia. Lo abbiamo sentito per farci raccontare la sua storia ed è emerso qualcosa di prezioso.

«Il progetto è nato proprio dai miei 40 anni, compiuti lo scorso dicembre. Una cifra molto particolare. Nei miei 39 anni ho iniziato a pensare ad un modo per festeggiare. Essendo di dicembre, gli altri ragazzi del ‘79 arrivavano prima di me e quindi ho avuto modo di prepararmi con una certa importanza. Il mio vissuto mi ha portato a farmi delle domande: “che segno ho lasciato?”. Ho iniziato a tirare le somme. Con mia moglie Elisabetta collaboriamo in parrocchia, siamo soci fondatori del consultorio, ci si è dato sicuro da fare, ma festeggiare il mio quarantesimo compleanno con una classica festa non mi apparteneva. Ai miei amici ho chiesto di non farmi regalo, ma di mettere dei soldi in una cassettina. Con quelli poi avrei cercato un progetto umanitario e li avrei donati per quello. Arrivato a quella data nemmeno volevo festeggiare, ma mia moglie ha organizzato una festa a sorpresa e ho raccolto una certa somma».

La vita ha poi cominciato a dare degli indizi.

«Una serie di segnali ha fatto maturare la scelta di andare in Africa. Il primo è un desiderio di Elisabetta di andare in Africa. Mio cugino poi che, essendo cardiologo, è partito in missione come medico. Da qui la sensibilità si è alzata. Parlando con un nostro amico, Tonino Setaro, ho capito che sbagliavo il punto di vista. Mi ha detto di fare un giro e guardare, prima di imbarcarmi in un progetto. Mia moglie ha trovato un gruppo di Modena, “Time 4 life international”. Ho parlato con la presidentessa, Elisa Fangareggi, che aveva appena pubblicato un link per una missione in Benin. Erano due missioni diverse, una su un punto nascite e l’altra un viaggio in cui si portano viveri e beni di prima necessità ai villaggi della zona interna del Benin. Io ho scelto questa. Oltre a portare aiuti umanitari forniamo anche tutto quello di cui c’è bisogno. Lì la missione cambia in base alle necessità, è difficile programmare ciò che può accadere».

La motivazione che spinge Luca in questa missione è tanto semplice quanto nobile e profondamente esistenziale.

«Il motivo per cui parto in missione deriva da una frase che in questo momento guida la mia vita: “Guida con l’esempio”, che mi fa sentire padre in maniera diversa. Non è uno sgridare il figlio perché non è sensibile all’altro ma fagli vedere come ci si rapporta umanitariamente verso l’altro, un’attenzione nel quotidiano. Modificare me per aiutare a crescere meglio i miei figli. Questo vale come padre, ma anche poi come uomo. Non posso pretendere da un amico vicino un atteggiamento che nei suoi confronti non ho per primo. Alla domanda di tutti: “perché lo fai?”, io rispondo: “ma perché no?” Ognuno potrebbe trovare una scusa, ma non c’è un motivo vero. Già nel percorso di avvicinamento al viaggio sto mutando, sto cambiando dentro».

Il viaggio si avvicina e le aspettative sono alte.

«Questo viaggio so che mi cambierà. Sono consapevole che non salverò né il mondo né qualcuno. Se porterò una giornata diversa nella loro vita, una pancia piena o un sorriso, allora avrò fatto qualcosa di bello. La lezione più grande la riceverò io, penso che cambierò come uomo . Vedrò una realtà diversa dalla nostra, sofferenze alle quali non siamo sottoposti e verrò a contatto con cose difficili da capire per noi. Quel “guida con l’esempio” prenderà una forma ancora più vera e reale. Il mio sogno è ritornare come uomo migliore».

Oltre questa missione, i progetti non sono finiti, ma si guarda già al futuro.

«Più avanti mi piacerebbe fare un viaggio con mia moglie. Non so se un giorno ci sarà la possibilità di fare un grande progetto in Africa o qui in Italia. Non so cosa ne verrà fuori. Può aprire a cose grandi o solamente cambiare il punto di vista, che non è poco. Spero che magari qualche altra persona grazie alla mia testimonianza entrino in contatto con questa realtà. La quota che grazie a tante persone sto raccogliendo la porto io stesso là, non disperderò nulla perché porterò fisicamente tutto dall’Italia. I viaggi che l’associazione organizza sono piccoli, noi siamo in cinque con un capogruppo che ci precede per sistemare gli alloggi».

Danilo Ciccolessi

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