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FABRIANO I TEMPLARI E L’ALBERO DELLA VITA

Con Fabrizio Moscè e Giampaolo Ballelli nel cuore di Fabriano

 

FABRIANO, 31 marzo 2018 – Ancora una volta un viaggio nel tempo per riscoprire il passato della città della carta.  Un salto nella nostra storia per riscoprire tracce di un tempo dimenticato, e che rischia di essere perso per sempre.

“Conoscere il passato del proprio territorio non vuol dire solo apprendere dai libri, ma anche percorrerne con fatica gli antichi valichi, entrare nelle sue viscere anguste, cercare quello che il trascorrere dei secoli non è riuscito a cancellare”. Questo scrivevano su facebook per presentare l’evento Giampaolo Ballelli e Fabrizio Moscè, introduzione al loro filmato  “I Templari e l’Albero della Vita”. Al centro di tutto la chiesa di Sant’Agostino.

La chiesa sorse con il nome di Santa Maria Nuova ed era annessa al monastero degli agostiniani. Una fortezza, che nasconde al suo interno dei tesori unici. Tesori che troviamo anche nel chiostro della chiesa: nel caso specifico anche un meraviglioso arco gotico caratterizzato da un tema a “dente di lupo” e da una croce sulla chiace di volta. Una croce patente (croce con le braccia che vanno allargandosi verso l’esterno) collegata ad alcuni ordini cavallereschi medievali: il conosciuto quello dei templari.

Perché a Sant’Agostino?

Nel video i due studiosi locali hanno cercato di analizzare e ricostruire, partendo dagli ordini cavallereschi e collegandoli alla posizione strategica di Fabriano. la presenza dei templari. La città della carta infatti era “difesa” da passi montani piuttosto bassi ed era la direttrice diretta per i pellegrini intenzionati ad andare in Terra Santa partendo dal vicino porto di Ancona. Quindi da Roma, passando per Perugia la strada avrebbe attraversato senza dubbio alcuno Fabriano. Ospitati dagli agostiniani e legati anche dal “passaggio” dei Templari tra gli agostiniani dopo la soppressione dell’ordine da parte di Papa Clemente V. Non avvenne il bagno di sangue francese, ma un più placido rientro dei cavalieri all’interno di altri ordini monastici. In primis quello agostiniano.

L’oratorio dei Beati Becchetti

All’interno del chiostro, ecco un oratorio  (purtroppo non visitabile, fortemente a rischio e da recuperare senza dubbi) dedicato al Santo Sepolcro di modo che chi vi avesse pregato sentisse quasi l’illusione di ritrovarsi nei luoghi della Passione di Cristo. All’interno si trovano cinque altari: il primo, con dodici scalini, è dedicato al Crocifisso (ora in pinacoteca) ed è chiamato Monte Calvario. A dominare oggi la scena l’affresco dell’Albero della vita. Dipinto dal Salimbeni, rappresenta la Croce stessa dove Cristo è stato crocifisso. Tutto il gruppo ligneo è ora conservata all’interno della Pinacoteca “Molajoli”.

I templari del Monte Cucco

Intenso l’intervento del professor Euro Puletti, che ha raccontato nei dettagli la presenza dei Pauperes commilitones Christi templique Salomonism nei pressi del Monte Cucco. Dalla precettoria della frazione tra Scheggia e Fabriano alle chiese di Costacciaro e Fossato di Vico. L’analisi dei simboli lasciati (anche a delimitare il terreno, di cui i Cavalieri erano proprietari e sul campo avevano amministratori) e la storia di luoghi quasi dimenticati come il mulino di Perticano ed il “Rigo Petroso”

– foto di copertina ed in galleria concesse da Fabrizio Moscè –

(s.s.)

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