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Fabriano

FABRIANO Il messaggio di Natale del Vescovo Massara

«Non è più ammissibile guardare con tenerezza il mistero dell’incarnazione di Dio se non si guarda allo stesso modo il fratello»

FABRIANO, 17 dicembre 2020 – Carissimi fratelli e sorelle, durante l’esilio babilonese, periodo di grande difficoltà e disperazione, di perdita delle speranze e di incertezza sul domani, il profeta Isaia indirizza al popolo d’Israele queste illuminanti parole. Nell’oscurità di quel momento, egli profetizza una luce che illuminerà il buio intriso di scoraggiamento e di morte che, con la ripresa del cammino, porterà a una nuova vita, ad un nuovo abbraccio con il Signore.

Anche noi stiamo vivendo un tempo faticoso simile a quello vissuto da Israele per un susseguirsi di eventi tragici che ci hanno resi fragili, colmi di ansie e paure. Il protrarsi di questa crisi sanitaria, causata dalla pandemia, rende difficile l’attesa del Natale solitamente caratterizzata da un clima di gioia, di leggerezza, di festa, di speranza e di vita. La paura sembra guidare il nostro agire anche nelle piccole azioni quotidiane.

 Il buio della pandemia, oltre a palesare la vulnerabilità della vita e la fragilità del sistema sanitario, ha intriso il nostro quotidiano dell’angoscia di ammalarsi, di non ritornare alle cose belle di prima, di non riuscire più a realizzare i progetti personali. Nel nostro territorio, questa oscurità si aggiunge al buio della ricostruzione post-sisma che, con faticosa lentezza, stenta ancora a ripartire aggrovigliata nei lacci della burocrazia. Più in generale, viviamo immersi nel buio di una lunga crisi economica che continua a produrre vuoti occupazionali incrementando nuove forme di “scarto” e di povertà sociale. Ma, purtroppo, siamo inseriti in un più ampio e meno percepito buio legato ai disastri ambientali causati dallo sconsiderato sfruttamento delle risorse naturali, con conseguenze irreparabili che già vediamo nei cambiamenti climatici, nelle alterazioni della biodiversità, nella sensibile riduzione delle risorse idriche. Assistiamo poi al buio della minaccia terroristica che, in molte parti del mondo, attanaglia con violenza e odio il prossimo percependolo come un nemico e mai come un fratello.

Eppure, nonostante i tempi oscuri della nostra storia, ogni anno torniamo sempre a contemplare l’Evento della nascita di Gesù a Betlemme e ripetiamo con Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce».

Sì, una Luce brilla su noi anche nella notte! È la luce di Dio che in Gesù, dono perfetto dell’amore di Dio per tutti gli uomini, manifesta il suo amore per noi illuminando il nostro cammino e la nostra storia.

È la luce della fede che, nel Natale del Signore, ricorda come la vicenda umana, per quanto aggrovigliata e impastata di contraddizioni, «gioie dolori, fatiche e speranze» (cfr. Gaudium et Spes), non è mai abbandonata a sé stessa, ma infinitamente amata da Dio, tanto da indurlo a scegliere la nostra carne come sua abitazione in questa terra.

È la luce della speranza cristiana che non va confusa con l’ottimistico e generico «andrà tutto bene» usato quasi come scaramantico messaggio di incoraggiamento collettivo per esorcizzare l’angoscia e l’inquietudine di questo tempo così precario. La speranza, al contrario, radica in noi la certezza che, pur in mezzo alle tempeste, è nascosto un bene più grande che illumina i nostri passi. La speranza che infonde il Natale ci rende ostinati nel cercare, anche nel buio, una vita più piena e autentica, un nuovo gusto di vivere. Gesù che nasce è il seme della speranza che, nonostante tutto, si è già impiantato nel cuore della terra e nell’apparente non-senso della nostra esistenza.

È la luce della carità che ci invita a percorrere la strada del bene, del perdono, della pace, della solidarietà. Una carità che arde sempre alimentata dalla condivisione e da gesti concreti di vicinanza, di prossimità, di interessamento che sanno cercare l’altro esprimendogli, soprattutto, il messaggio: «Tu mi sei caro, mi stai a cuore». In tal modo, si realizza quella fraternità aperta ed inclusiva che, come ci ricorda Papa Francesco nella sua ultima Enciclica Fratelli tutti, permette a ogni persona di essere riconosciuta, valorizzata e amata al di là della vicinanza fisica, facendo così della fratellanza non solamente un’emozione, un sentimento o un’idea, ma una realtà in atto.

Non è più ammissibile guardare con tenerezza il mistero dell’incarnazione di Dio se non si guarda allo stesso modo il fratello. A nulla serve accendere luci artificiali nelle nostre città, mentre si spegne il futuro del prossimo. È inutile decorare con luminarie colorate le case, se poi deturpiamo la vita degli altri e il creato con lo sfregio della povertà, della disoccupazione, dell’esclusione.

Il Natale che ci apprestiamo a vivere deve necessariamente creare nuovi stili di vita in cui la sobrietà nell’uso delle cose, la giustizia nei rapporti con le persone, la misericordia e pietà verso ogni sofferenza umana fanno diventare una risorsa per l’altro ciò che non è necessario per me.

In questo Natale, rechiamoci davanti alla grotta di Betlemme e portiamo in dono le nostre fragilità perché siano trasformate, dalla luce di Cristo, in novità di vita. Lasciamo davanti al Bambino l’errata idea di un cristianesimo vuoto che si limita a giudicare le debolezze, le incongruenze, le contraddizioni, i tradimenti del prossimo senza far luce sulle nostre inconsistenze. Riconosciamo anche e soprattutto la nostra mancata solidarietà, l’infedeltà, le nostre scelte impostate su logiche di potere anziché di servizio, l’egocentrismo che sfocia in indifferenza, la cura del nostro “orticello” nella totale dimenticanza dell’interesse comune, l’attenzione all’apparenza che nasconde l’essere.

Ascoltando il silenzio della grotta, prostriamoci davanti al Bambino insieme ai pastori e lasciamoci illuminare dalla luce di Cristo e dalla sua pace.

Con l’augurio di trovare nell’Amore la chiave della nostra esistenza salvata, la gioia dell’essenziale e il sapore delle cose semplici, sentiremo nascere nel nostro cuore un canto nuovo: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» (Is 9,2).

A tutti, di cuore, il mio augurio di buon Natale!

+Francesco Massara, Arcivescovo

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