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Cronaca

FABRIANO Piano sanitario: duello a distanza comitato pro ospedali pubblici e Ceriscioli

In 70 dalla città della carta

 

FABRIANO, 4 febbraio 2020 – In 300 da tutte le Marche per manifestare, per dire “no” e chiedere il rinvio dell’approvazione del nuovo piano sanitario regionale. In tanti davanti la sede della regione per manifestare la contrarietà di un territorio vasto e variegato.

Manifesti, megafoni e delegazioni provenienti da Amandola, Cagli, Fossombrone, Chiaravalle, Jesi, Pergola e Fano. Arrivato da Fabriano un pullman ed alcune macchine private per un totale di circa 70 manifestanti (Associazione Fabriano Progressista e Coordinamento cittadino per la difesa dell’ospedale Profili). Dure le critiche nei confronti del presidente Ceriscioli.

“Ceriscioli” non sei uguale a Bonacini”, questo si leggeva tra i tanti manifesti degli attivisti, altri con la semplice scritta “rinvio”.

Non si è fatta attendere la risposta del presidente, che ha replicato ai manifestanti attraverso una nota stampa. “Le richieste presentate vanno in controtendenza rispetto alla normativa nazionale per noi, comunque, vincolante. La protesta andrebbe quindi realizzata sotto Palazzo Chigi. Si svolge davanti al Consiglio regionale, perché siamo l’ente più vicino al territorio e la Regione gestisce la sanità”.

Questo quanto affermato dal presidente Ceriscioli durante i lavori dell’assemblea legislativa, con all’ordine del giorno l’approvazione del Piano sociosanitario regionale 2019/2020.

“L’oggetto della loro protesta, in realtà, non è il Piano sanitario regionale, che rispetta le normative nazionali. La loro contrarietà, di fatto, è nei confronti della legge dello Stato, che ha trasformato i piccoli ospedali in strutture territoriali. Con il Piano la Regione porta avanti scelte coerenti con la normativa nazionale. Il grosso delle richieste avanzate dai Comitati andrebbero invece rivolte al legislatore nazionale, nel momento in cui delineasse un modello di organizzazione sanitaria diverso dall’attuale. Noi abbiamo fatto sempre scelte coerenti. Non è il Piano il luogo che permette di trovare le risposte che i Comitati vorrebbero».

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Sempre il presidente della regione ha affermato che «Tornare indietro, rispetto a certe soluzioni individuate dalla regione, significa andare contro la legge. Con una serie di conseguenze che abbiamo sempre evitato, ottenendo oltretutto risorse aggiuntive dello Stato. In cinque anni possiamo calcolare almeno 250 milioni avuti in più perché rispettiamo le norme. Noi abbiamo invece cercato di lasciare servizi compatibili a favore del territorio con un progetto chiaro dal punto di vista normativo».

Posizione diverse quindi, inconciliabili tra chi presidiava il palazzo della regione e chi all’interno dibatteva del piano sanitario.

(redazione)

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