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FABRIANO Verso il voto regionale, Giampiero Marinelli risponde a QdMnotizie

I candidati fabrianesi sono ai blocchi di partenza, abbiamo posto alcune domande su temi che in questo momento hanno un forte impatto sulla realtà locale

 

 

Giampiero Marinelli

FABRIANO, 9 settembre 2020Giampiero Marinelli è candidato al Consiglio regionale nella lista civica del Presidente Mangialardi – presidente Mangialardi 

Come sta cambiando la sua città?

«Innanzitutto io allargherei il concetto all’intero territorio Fabrianese, un territorio che ha vissuto in questi ultimi 15 anni la crisi dell’industria metalmeccanica, subito due terremoti, una lenta e progressiva desertificazione socio economica con il relativo spopolamento. Cosa proporre, dichiarare questi territori aree di crisi complessa, (al sud per esempio abbiamo le zone ZES), trovare comunque un meccanismo, oggi abbiamo anche la carta del Recovery Found, che ridia vitalità occupazionale e dignità».

Quale sarebbe la sua prima proposta da presentare in Consiglio Regionale per Fabriano?

«Indubbiamente pensando al passato al primo posto metterei quello industriale che negli ultimi anni ha subito una forte emorragia occupazionale…. a ruota sicuramente è quello turistico».

Quale è il gap maggiore che la città deve recuperare?

«Negli anni del boom economico non si pensava al turismo (vedi mancato ingresso nel Cosorzio Frasassi) e quindi oggi ti ritrovi a rincorrere un pò tutti. Però con quello che abbiamo a disposizione: Museo della Carta, eremi, prodotti enogastronomici ed ambiente possiamo farcela a rientrare nel gruppo dei fuggitivi».

Occupazione, sanità e turismo: chi ha la priorità tra questi temi?

«Concordo e condivido sull’ordine con cui sono state messo le priorità da affrontare e risolvere. Perchè questi sono e saranno i temi a cui si deve dare una risposta concreta, temi che tutti cavalcano ma che ad oggi nessuno è riuscito a dare una soluzione. Forse mi ripetirò ma penso che il Recovery Found e il MES dovranno essere gli strumenti da utilizzare per appunto dare risposte alle suddette problematiche».

Nei mesi scorsi il passaggio di Cingoli dall’Area Vasta 2 a quella di Macerata ha visto una decisa presa di posizione anche a Fabriano. Il suo pensiero a questo proposito?

«Io non mi soffermerei sul singolo evento Cingoli da AV2 ad AV3, ma allargherei l’oggetto dell’evento e relativa questine ad una rivisitazione della legge Balduzzi
in primis e poi alle esigenze e problematiche di un territorio orografico particolare come è quello delle Marche. La costituzione di aree vaste a pettine o perpendicolari alla costa probabilmente non garantiscono in maniera paritaria l’erogazione di prestazioni sanitarie tra le aree costiere e quelle montane».

Parliamo del “Profili” e del Punto Nascite?

«In materia sanitaria abbiamo eccellenze come le branche chirurgiche (Chirurgia, Oculistica con la banca delle cornee, ORL Urologia, Ortopedia ) che eseguono prestazioni al pari dell’ospedale Regionale; anche la parte Medica con Medicina, Cardiologia, Nefrologia, Fisioterapia, Oncologia garantiscono un livello di ottima qualità, cosi come i reparti dei servizi Radiologia, Anestesia e laboratori Analisi. Quello che risulta insufficiente è tutto il comparto materno infantile. Qui sicuramente ci sarà da lavorare rivedendo la legge Balduzzi datata 2012».

I giovani cercano lavoro altrove, un fenomeno che pone grossi problemi.

«La responsabilità di questo “spopolamento silenzioso” non è tanto da attribuire all’orografia quanto a scelte politiche sbagliate. Tanto è vero che, dove i decisori pubblici hanno saputo mettere in campo politiche pubbliche lungimiranti, i dati sono in netta controtendenza, fino a rappresentare delle vere e proprie “best practice” per l’intero Paese. Basterebbe copiare, le esperienze di Trentino, Alto Adige e Valle d’Aosta, dove la popolazione montana, anziché diminuire, cresce a ritmi importanti. Il Trentino è oggi al secondo posto per la popolazione più giovane, mentre 40 anni fa era appena al 7° posto tra le regioni italiane. Ed è in testa nella classifica dei luoghi di destinazione delle migrazioni interne. Quindi mettere in campo azioni indirette, come favorire l’insediamento di cittadini anziani: sia il ritorno di quelli emigrati, sia l’afflusso da altre località, invertendo il fenomeno dell’”esodo” della popolazione in quiescenza verso Paesi esteri più favorevoli sul piano fiscale, del costo della vita, ecc. attraverso la creazione di condizioni di attrattività. Il ripopolamento, appunto indirettamente, oltre a suscitare la domanda di beni di consumo, crea il fabbisogno di attività e servizi (ad esempio telemedicina, centri di benessere, attività di assistenza, servizi alla persona, attività di piccola manutenzione, ecc.) che possono essere realizzati da imprese giovanili. Oppure azioni dirette come quello di censire nei comuni dell’entroterra i terreni incolti o case abbandonate da mettere a disposizione di giovani che vogliano avviare attività agricole, agroalimentari o turistiche. Bisogna avere il coraggio di adottare strategie e politiche coraggiose, non di assistenzialismo, ma di sostegno al reddito e per creare lavoro, in tutti i settori del welfare locale».

Intervista a cura di Daniele Gattucci e Sergio Federici

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