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FABRIANO Verso il voto regionale, Michela Bellomaria risponde a QdMnotizie

I candidati fabrianesi sono ai blocchi di partenza, abbiamo posto alcune domande su temi che in questo momento hanno un forte impatto sulla realtà locale

 

 

Michela Bellomaria

FABRIANO, 7 settembre 2020Michela Bellomaria è candidata al Consiglio regionale per il Partito democraticopresidente Mangialardi

Come sta cambiando la sua città?

«A Fabriano e nell’area montana non si è ancora arrestato quel processo per il quale ancora oggi, dopo più di 10 anni, l’intero sistema non riparte, il comprensorio continua a spopolarsi. E’ necessario un grande sforzo collettivo, guidato dalla Regione, per il rilancio. Ad ora noi cittadini viviamo nell’incertezza per il futuro».

Quale sarebbe la sua prima proposta da presentare in Consiglio Regionale per Fabriano?

«L’area di crisi complessa. L’istituzione di quest’ultima nell’area fabrianese, andrebbe concretamente a rilanciare le imprese, salvaguardando l’occupazione e sostenendo programmi di investimento. Per fare ciò, sono necessarie misure di incentivo agli investimenti nell’area di crisi, coniugate a  processi di riconversione del sistema produttivo».

Quale è il gap maggiore che la città deve recuperare?

«Il mix è stato micidiale: occupazione, infrastrutture, servizi. C’è da recuperare in tutti i livelli. E’ necessario un progetto complessivo da parte della Regione per far ripartire l’intero sistema economico, sociale, viario dell’area montana».

Occupazione, sanità e turismo: chi ha la priorità tra questi temi?

«Come detto sopra, il passato ci ha insegnato che la crisi ha avuto un effetto domino sugli ambiti citati e, in più generale, sull’intero sistema. Dunque a mio avviso, è necessario ripensare l’area montana, la sua economia, il suo tessuto sociale, a 360°. Serve un piano complessivo di sviluppo. Ad ora però i cittadini si aspettano risposte immediate sulla sanità e sull’occupazione, mentre il turismo ci ha fatto già intravedere in questi mesi che la strada intrapresa è quella giusta. Va, però, imboccata con più decisione e maggiormente sostenuta».

Nei mesi scorsi il passaggio di Cingoli dall’Area Vasta 2 a quella di Macerata ha visto una decisa presa di posizione anche a Fabriano. Il suo pensiero a questo proposito?

«Il problema è che in questi anni, purtroppo, spesso è prevalso il campanilismo all’interesse generale. La sanità marchigiana va ripensata in toto. Deve cambiare tutto, anche utilizzando i fondi del Mes».

Parliamo del “Profili” e del Punto Nascite? 

«Il Covid ha messo a dura prova tutta la sanità che, tuttavia, ha risposto in maniera straordinaria. Il ringraziamento vero, accorato va alle donne e agli uomini operanti in tutti i livelli del nostro sistema sanitario che hanno compiuto uno sforzo immane, senza sosta e senza risparmiarsi.  Fabriano, unico ospedale Covid free della Provincia, non è stato certo da meno, attuando un’organizzazione eccellente per far fronte all’emergenza e, allo stesso modo, garantendo un alto livello di prestazioni Covid free. Non dimentichiamo, ad esempio, l’impressionante performance del blocco operatorio, al netto dei 200 interventi  eseguiti in un solo mese, provvedendo alle esigenze chirurgiche dei pazienti Covid negativi di tutta l’Area Vasta 2. Queste sono dimostrazioni concrete che, quando il gioco si fa duro, le forze, le professionalità e l’organizzazione migliori fanno la differenza. L’ospedale di Fabriano deve ripartire da qui, da questi risultati eccellenti. Uno dei problemi più pressanti è la carenza di personale e il taglio di posti letto è l’esempio lampante. Vanno necessariamente sbloccate nuove assunzioni che vadano a rimpolpare i reparti in maniera definitiva e strutturale. Il nostro sistema sanitario va riconsiderato nella sua totalità e i cittadini devono avere garantiti in prossimità i servizi essenziali. Serve un progetto complessivo per l’ospedale di Fabriano affinché torni ad essere il baluardo del sistema sanitario dell’area montana e non solo.  Dunque, avanti con il progetto della nuova ala operatoria che porterà il nostro nosocomio ad essere un punto di riferimento  a livello chirurgico. Contestualmente, va assolutamente recuperata l’ala lesionata dal sisma. La chiusura del punto nascite si è rivelato, come purtroppo pensavamo, un colpo gravissimo all’intera demografia del comprensorio. Noi donne mettiamo al mondo i figli quando ci sentiamo sicure. La mancanza del reparto a Fabriano, la distanza con gli altri ospedali, la strada non ancora completata, sono tutti elementi che generano insicurezza. La conseguenza è l’ulteriore calo demografico. Una criticità che ci penalizzerà ancora di più nei prossimi anni. Una spirale che va fermata immediatamente».

I giovani cercano lavoro altrove, un fenomeno che pone grossi problemi.

«È, purtroppo, un’altra delle conseguenze della situazione in cui versa l’area montana. Come per il punto nascite, se ne sta andando il nostro futuro. Ribadisco che la Regione deve mettere in campo un progetto complessivo di rilancio che parta dall’istituzione dell’area di crisi complessa e che si dipani in tutti gli ambiti, in particolare sul turismo e filiera agro-alimentare.  I soldi ci sono: la ripartizione dei fondi del Recovery fund individua per le Marche una cifra tra gli 8 e i 10 miliardi. Una somma immensa. Un’opportunità unica attraverso il quale si deve andare a cambiare definitivamente la situazione del comprensorio. La politica deve dimostrarsi all’altezza. Maurizio Mangialardi, Sindaco di Senigallia, Presidente Anci Marche ha dimostrato le sue competenze e la vicinanza ai territori. Sono convinta che sia l’unico in grado di concretizzare questo ambizioso e necessario progetto».

Intervista a cura di Daniele Gattucci e Sergio Federici

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