Cronaca
Falconara Dorme sulle panchine, chiede aiuto ma nessuno risponde
5 Agosto 2022
Anche il suo stato di salute è compromesso, il futuro gli appare nero e buio, senza speranze: la sua storia mette i brividi
Falconara, 5 agosto 2022 – Alessandro dorme sulle panchine di Piazza Mazzini e della stazione ferroviaria di Falconara. Ogni giorno e ogni notte per lui la vita riserva amarezze e solitudine.
Vede i treni e la gente passargli vicino e nessuno fermarsi accanto. Avrebbe bisogno di un aiuto vero, di una mano tesa che contribuisca a risollevarlo da una situazione di prostrazione e di difficoltà.
Anche il suo stato di salute è compromesso: il prossimo 11 agosto compie 63 anni e il futuro gli appare nero e buio, senza speranze. La sua storia mette i brividi.
«Non mangio da sei giorni – dice Alessandro – e ho cercato di chiedere aiuto anche in Comune: volevo prendere appuntamento con il Sindaco ma era fuori e mi fanno parlare solo con le assistenti sociali».
La situazione è precipitata nel giro di pochi mesi.
«A febbraio è morta mia madre in ospedale, non mi hanno neppure avvisato che fosse deceduta, tre anni fa avevo perso anche la mia compagna e così sono rimasto solo. Abitavo a Villanova in via Flaminia ma il proprietario di casa ha venduto l’abitazione e non ho più nulla».
Quello di Alessandro è un dramma della solitudine acuito dalla sofferenza e da un male di vivere che lo sta minando.
«Purtroppo la depressione si è più volte affacciata nella mia vita, soffro di esaurimenti e non trovo la forza di reagire. Da metà febbraio ho dormito alla stazione di Falconara: precedentemente per un mese mi avevano ospitato alla Tenda di Abramo tra maggio e giugno ma ora sono tornato a dormire in Piazza Mazzini e alla stazione. Ho paura perché in piazza c’è delinquenza e ci sono balordi».
Alessandro non chiede la luna, solo ciò che è sufficiente per sopravvivere con una certa dignità.
«Chiedo una sistemazione anche part time, un lavoretto e una piccola casetta di due stanze. Prima, dal 2006 al 2019, lavoravo come ausiliario all’ospedale di Torrette in tutti i reparti, facevo turni, ma da quando ho visto morire la mia compagna dentro l’ospedale a 59 anni, la depressione mi ha assalito e il cuore mi si è fermato, annichilendo tutto, anche la forza di andare avanti: ero sempre triste, piangevo continuamente. Non ho la macchina e non posso dormire su una panchina».
Gianluca Fenucci
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