Segui QdM Notizie

Rubriche

Il caso Mangialardi e il post della discordia con Le Pen e Salvini a testa in giù

Politically incorrect del capogruppo regionale Pd, che subito ha rimosso il suo post Instagram, ma non prima che le truppe leghiste manifestassero il loro sdegno. Fioccano le critiche anche dai colleghi di partito, ma anche qualche malcelato segno di approvazione

maurizio mangialardi
Maurizio Mangialardi

Il politically correct è vivo e lotta insieme a noi! Lo scalpore suscitato dal post di Maurizio Mangialardi, capogruppo Pd in Consiglio regionale, a commento della sconfitta elettorale di Marine Le Pen, non si è fatto attendere.

Pure se il post è stato prontamente rimosso dal profilo Instagram del politico senigalliese, c’è stato il tempo di commentare per oltre un migliaio di leoni da tastiera. Occasione ghiotta per i fan salviniani, che colgono – una volta tanto – in fallo un avversario politico, destino solitamente riservato a loro.

Il post mostrava le foto di Le Pen e Salvini ribaltate (a testa in giù), pratica che è divenuta negli ultimi anni simbolo del sarcastico dissenso antifascista, in diverse occasioni e ambiti.

Sulle circa 1.200 interazioni che il post ha ricevuto nel poco tempo che è rimasto online, rinfocolate dall’intervento dello stesso Matteo Salvini, oltre l’85% erano di censura e disapprovazione, anche da colleghi di partito. L’episodio ha avuto anche gli onori di qualche tg nazionale, con un breve e asettico servizio di cronaca. Non sono però mancate le note di approvazione.

Ultimo tra questi, in ordine di tempo, l’ex consigliere regionale di Rifondazione comunista Giuliano Brandoni, acuto come suo solito, che in un suo post di ieri mattina commenta: «La politica, quella vera, non è misura, ma passione e sentimenti, il politicamente corretto il rifugio degli ipocriti. La foto che Mangialardi ha postato è una boccata d’aria buona. In aule dove tutti provano ad assomigliarsi negli atteggiamenti, nei linguaggi e, purtroppo, nei valoriun agire che ritrova nell’istinto antiche radici, va lodato. Pronto invece il commissario regionale del Pd minaccia provvedimenti draconiani nei confronti di Mangialardi… Esprimere solidarietà all’uomo e al gesto è un gesto di sinistra. Dalle sue parti non saranno molti a farlo».

Brandoni puntualizza anche che lui non l’avrebbe fatto un post del genere, ma «l’ipocrisia dei censori richiedeva, almeno per me, un cenno di solidarietà. Già immagino i suoi compagni di gruppo, invece, fregarsi le mani».

Mangialardi, dal canto suo, aveva definito la polemica scatenatasi «solo la lettura fuorviante del leader della Lega e dei suoi epigoni locali. So bene come Salvini e i leghisti marchigiani vivano con grande disagio la festa della Liberazione dal nazifascimo, visto che non hanno fatto mai mistero di non riconoscersi nei valori della Resistenza».

Conclude nella sua nota che avrebbe partecipato alle manifestazioni del 25 aprile, garantendo che «nessuno di noi indosserà una maglietta con l’effigie di Putin. Quella la lasciamo volentieri a Salvini e ai leghisti».

(m.m.m.)

©riproduzione riservata

News