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Il libro Con Giulia Ciarapica la saga di una grande famiglia

“Chi dà la luce, rischia il buio”, la comunità di Casette d’Ete in un periodo che stava lanciando il boom economico e il fermento del dopoguerra spingeva verso nuove mete, una delle quali era il lavoro, in bottega, delle scarpe

di Giovanni Filosa

Ancora una giovane penna s’affaccia sulle pagine, in soddisfacente crescita, della nostra scena letteraria.

Prendiamo oggi Giulia Ciarapica, classe 1989, una laurea specialistica con lode in Filologia moderna presso l’università degli Studi di Macerata, blogger, giornalista, insegnante, che ha presentato a Chiaravalle la settimana scorsa, nell’ambito della rassegna “Le domeniche in biblioteca”, creata e ideata dall’assessore alla cultura Francesco Favi (foto in primo piano), il suo ultimo libro“Chi dà la luce, rischia il buio” edito da Rizzoli.

Scansiamo gli equivoci ed entriamo a gamba tesa sulla personalità di questa giovane scrittrice, attualmente on the road per la presentazione al pubblico, dal nord al sud, isole comprese, del suo lavoro.

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Che è profondo, assoluto, con l’aria pulita ed assorta del grande romanzo, il perno centrale di una saga familiare, iniziata con “Una volta è abbastanza” – che ha vinto diversi premi, fra cui il Zocca giovani ed è arrivato in finale al Premio Flaiano Giovani – e che terminerà con un terzo volume in gestazione.

Giulia ama le Marche e, soprattutto, il guscio in cui è nata, da dove parte per ritornare sempre, la sua gente, i suoi più familiari, la laboriosità che Casette d’Ete ha dimostrato al mondo da decine di anni, riuscendo a creare un polo, un fulcro intorno al quale gira tutto il mondo degli scarpari

Sembra, leggendo, di vivere in mezzo al profumo di colla, di cuoio, in una vita fatta di luci e ombre, “e se esistono le ombre è lì che la luce splende più forte”

La trama di questo libro che cita, nel titolo, un verso di Montaleriassuntissima per voi (forse non si dice, neologismo) racconta «la storia di una grande famiglia – dice Giulia Ciarapica – e della comunità di Casette d’Ete, in un periodo che stava lanciando il boom economico ed il fermento del dopoguerra spingeva verso nuove mete, una delle quali era il lavoro, in bottega, delle scarpe. Poi lotte operaie, gli anni di piombo, cambieranno gli orizzonti, anche internazionali, della Valens, l’azienda che realizzava scarpe per neonati, e il futuro, che spinge verso le nuove tecnologie, mostrerà il rischio dell’affrontare le future sfide. La famiglia Verdini, dopo il boom, troverà la strada, che prima era carica di successo, insidiosa, e ne faranno le spese i personaggi che…». 

Meglio fermarsi, qui, Giulia ci confida che il suo lavoro, certosino e di ricerca, si è basato sul raccontare un ambiente, attraverso la famiglia. Ed i suoi familiari.

«C’è una grande nostalgia del passato della nostra gente, energica, senza dubbio, e inguaribilmente ottimista. Sono quella del bicchiere mezzo pieno, insomma, nonostante una latente e persistente malinconia di fondo. Ho cercato di capire come si vivesse in collettività, raccontare l’approccio dei marchigiani al lavoro, la fatica nel portare avanti la quotidianità. Casette, forse hai ragione, è la mia Itaca, e il mio legame con questo luogo non ha nulla ma ha tanto, perché mi regala la possibilità di creare, nella sua quiete immobile, un mondo mio».

Libri, fortissimamente libri. Recensioni, scrittura creativa, e la pretesa di voler «un uomo che mi guardi con la stessa passione con cui io guardo un libro».

La giovane non è problematica, tranquilli, sa che è entrata, alla sua età, in una spirale che racconta le comunità familiari, sul passo della Ferrante, per intenderci. Che ci sarà un terzo libro sulla famiglia di Casette d’Ete è sicuro. Il resto ce lo dirà al momento opportuno Giulia stessa. 

Intanto “Chi dà luce rischia il buio” è semifinalista al Premio Letteratura d’Impresa. Niente non è…

(foto in primo piano, Giulia Ciarapica e l’assessore Francesco Favi)

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