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Cronaca

JESI ALCOL E GIOVANI, BINOMIO AD ALTO RISCHIO: IL PARERE DELLO PSICOLOGO

JESI, 16 marzo 2018 – Continua il nostro Focus sulla diffusione dell’ alcool tra i giovanissimi.

Andrea Giuliani

Facciamo il punto della situazione con lo psicologo psicoterapeuta Andrea Giuliani, da anni operante nel settore delle dipendenze.

Da qualche anno l’alcool si è diffuso non più solo tra i giovani ma tra i giovanissimi, under 15. Lei ha dati o impressioni a riguardo?

La mia impressione, basandomi sui dati su base nazionale, è che non sia propriamente aumentato il consumo di alcolici tra i giovani e giovanissimi, ma piuttosto che siano cambiate le modalità di consumo a fronte di una sempre più precoce età di primo utilizzo. Tra i giovanissimi (ragazzi tra gli 11 e i 17 anni) è sempre più diffuso il binge drinking, la cosiddetta “abbuffata alcolica” in cui in un intervallo di tempo ridotto vengono consumati numerosi drink alcolici, fino ad ottenere uno stato di pesante ubriacatura, con conseguenze di varia natura sulla salute psicofisica dei ragazzi, che nei casi più gravi possono arrivare al coma etilico.

Un fenomeno in crescita , allarmante e preoccupante. Quali sono le motivazioni che portano i ragazzi, sin  giovanissimi ad avvicinarsi all’alcool?

È una domanda complessa che mette in gioco diversi livelli di interpretazione. C’è un libro molto illuminante che tocca questo tema che si intitola “L’epoca delle passioni tristi” in cui gli autori parlano di crisi della cultura moderna e di perdita di valori, di un utilitarismo spinto che di fatto spegne le passioni e brutalizza il presente. A questo si accosta un piano di lettura più concreto che vede i ragazzi sovrapporre in maniera preoccupante il divertimento con lo sballo, con la perdita di inibizioni e di controllo di sé. Ciò che sembra chiaro è che una percentuale consistente di giovani, nel tempo dedicato allo svago, rincorrono l’obnubilamento dei sensi, preferendo quindi scappare dalla realtà piuttosto che viverla. 

Lei che lavora nell’ambito del recupero degli alcolisti ci può dire se c’e un percorso comune che porta il giovane a diventare alcolista per definizione…a che età?

Dalla mia esperienza professionale con gli alcolisti posso dire che ogni storia è a sé, che alla fine ciò che porta il giovane a diventare alcolista è da ricercare nella sua storia personale piuttosto che nella società. È doveroso fare una precisazione: l’abuso alcolico è una cosa, l’alcolismo un’altra. I fenomeni di cui abbiamo parlato finora fanno riferimento all’abuso alcolico, cioè ad una modalità di consumo di bevande alcoliche eccessivo e pericoloso, che però non denota necessariamente l’emergere di una dipendenza. Il binge drinking, come dicevo è un fenomeno molto diffuso ma che tende a ridursi con l’età. La dipendenza subentra nei casi in cui questi comportamenti si associano a vulnerabilità personali, situazioni familiari problematiche, disagio e predisposizioni individuali.

Quando una persona si può definire Alcolista? È una malattia?

L’alcolismo viene classificata come malattia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Una persona può definirsi alcolista quando la maggior parte del suo tempo e delle sua energie sono utilizzate per procurarsi da bere, per bere e per riprendersi dagli effetti. In altre parole se la tua vita è incentrata prevalentemente sull’alcol, se i tuoi pensieri e le tue preoccupazioni si concentrano soprattutto sulla necessità di bere, e se questa necessità condiziona sensibilmente le tue scelte, hai un problema con l’alcol e faresti meglio a cercare aiuto.

Ci sono segnali da non sottovalutare? I sintomi?

Ci sono alcuni segnali che non devono essere sottovalutati e che suggeriscono che ci si trovi di fronte a un problema, per esempio avere l’abitudine di bere da soli, o di bere di mattina, il fatto di bere di nascosto o di fare delle scorte di alcol in casa, o magari di nascondere le bottiglie in modo da poterne usufruire quando emerge la necessità. Già da questi pochi segnali si intuisce che quando si passa dal piacere di gustarsi un bicchiere di vino al bisogno di bere è in atto un processo problematico e allarmante. Inserisco un link delle 30 domande degli Alcolisti Anonimi https://www.alcolistianonimiitalia.it/modules.php?name=aa010-30_domande per una riflessione più approfondita.

La cura. Come si esce, secondo la sua esperienza di   psicoterapeuta  dall’alcolismo?

Come prima cosa bisogna riconoscere di avere un problema, ogni dipendenza è rafforzata da meccanismi difensivi come la negazione, che impediscono alla persona di vedere la propria situazione per come è realmente, si tende a creare continue giustificazioni per le proprie abitudini, e ad illudersi che tutto finirà magicamente, il classico “domani smetto”, “questa volta è l’ultima”. Si deve trovare il coraggio di uscire da questo circolo vizioso e farsi carico della situazione, per quanto doloroso possa essere. Solo così ci si può predisporre a ricevere l’aiuto necessario ad affrontare l’alcolismo. 

cristina amici degli elci

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