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Cronaca

Jesi Al pronto soccorso per un attacco di appendicite, nessuno lo assiste

La decisione di ricorrere all’ospedale di Fabriano perché le condizioni di un 25enne si stavano aggravando, al “Profili” è stato operato

Jesi – E’ di una mamma residente a Pianello di Vallesina, Maria Laura Rossi, lo sfogo lanciato anche sui social, riguardo alla vicenda che ha coinvolto il figlio di 25 anni, Giorgio, che venerdì mattina intorno alle 4.30 l’ha svegliata lamentando forti dolori addominali.

Dolori che il ragazzo avrebbe riconosciuto, visto un precedente episodio di appendicite curato con gli antibiotici circa una anno prima. In fretta il papà ha accompagnato il figlio al pronto soccorso dell’ospedale “Carlo Urbani” per fare i dovuti accertamenti.

«Appena arrivati, mio marito mi ha mandato la foto della sala d’attesa deserta – racconta la mamma Maria Laura che li avrebbe raggiunti più tardi – “Siamo fortunati“, mi ha scritto mio marito, “non c’è nessuno prima di noi speriamo di entrare presto”!».

L’aspettativa dovuta alla sala vuota è stata purtroppo disattesa, dopo la presa in carico e l’assegnazione del codice verde padre e figlio hanno dovuto aspettare altre 3 ore in sala d’attesa senza che nessuno desse loro una qualche notizia.

Racconta la mamma Maria Laura con il referto tra le mani: «Alle 5.23 hanno registrato la presa in carico con l’assegnazione del codice verde, alle 6.21 la visita e alle 6.50 il prelievo del sangue. Poi l’attesa in sala d’aspetto, mentre le condizioni di mio figlio si aggravavano. I dolori erano aumentati e, intorno alle 8, mio marito ha cercato un infermiere segnalando il malessere e chiedendo di farlo almeno sdraiare su di una barella».

«Gli è stato risposto di no che doveva spettare in sala d’attesa e all’insistenza di mio marito hanno somministrato al ragazzo un antidolorifico».

«Poi di nuovo il nulla, nessuno che si curasse di loro, ma mio figlio non stava bene e mio marito, piuttosto allarmato e indignato, ha cercato di parlare con un infermiere chiedendo anche di farsi stampare il referto. A quel punto l’infermiere gli ha risposto che dalle analisi non risultava niente. Considerate anche che un anno prima Giorgio era stato sempre al pronto soccorso di Jesi per un’infiammazione all’appendice, in quel caso curata con gli antibiotici, sempre dopo una lunga attesa».

Così papà e figlio, presa la stampata del referto hanno deciso di andarsene, correndo all’ospedale di Fabriano nella speranza di ricevere un trattamento migliore e soprattutto più veloce.

«Arrivati a Fabriano nonostante la sala d’attesa fosse piena mio figlio è stato visitato subito e sottoposto anche a un’ecografia che ha rilevato un’appendicite in corso con un inizio di versamento. Nel primo pomeriggio l‘hanno operato».

«Ora Giorgio sta bene, tutto è andato a buon fine e lui è già tornato a casa. L’accoglienza e la gentilezza degli operatori dell’ospedale di Fabriano è stata encomiabile. Quello che mi meraviglia è come sia possibile che in una struttura come il “Carlo Urbani”, rinomata per la presenza di ottimi professionisti, sia medici che infermieri, possano verificarsi situazioni del genere proprio nel pronto soccorso che rappresenta la vetrina dell’ospedale e accoglie le emergenze».

«Le mie domande sono le seguenti: perché un’attesa del genere quando la sala d’aspetto era vuota? Perché non concedere almeno una barella a un paziente che lamenta forti dolori, visto anche il precedente dell’anno prima? E perché non mostrare almeno un atteggiamento più disponibile e accogliente?».

«Questo tipo di approccio va a danneggiare anche il valore del lavoro di quei medici che sono professionali e trattano in modo umano i pazienti».

«Il giorno successivo mio marito è andato a portare le sue lamentele al primario e appena possibile ci rivolgeremo al Tribunale del Malato. Vogliamo andare sino in fondo ed essere ascoltati».

(foto in primo piano, i pronto soccorso del “Carlo Urbani” di Jesi e quello del “Profili” di Fabriano)

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