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Cronaca

JESI Bentornato a casa, Angelo: il racconto della moglie di un guarito dal Covid

«Mi chiedeva perché nessuno lo andasse a trovare», dice la consorte Francesca. Il ringraziamento ai sanitari e allo “Sportello di ascolto” attivato dal Comune

JESI, 28 aprile 2020Angelo, jesino, è stato ricoverato dal 17 marzo al 21 aprile al “Carlo Urbani” di Jesi per polmonite da Covid-19, da cui è fortunatamente guarito.

Quella di Angelo è una storia a lieto fine dopo tanti giorni trascorsi in terapia intensiva, semintensiva, reparti covid 2, 3 e 4.

La scorsa settimana ha potuto finalmente riabbracciare i suoi cari che hanno vissuto tantissimi giorni terrificanti. Le storie dei malati di Covid-19 sono tristi e drammatiche, e non tutte sono fortunate come quella di Angelo e di riflesso dei suoi familiari.

La moglie Francesca ha scritto qualche riga per ricordare il doloroso vissuto e per tirare un sospiro di sollievo.

Angelo al ritorno a casa

«Ricevi notizie quotidiane sullo stato di salute, non potendo purtroppo supportare l’ammalato in quanto i rigidi protocolli impediscono a chiunque non sia operatore sanitario di frequentare i reparti cosiddetti covid. Angelo non ricorda il periodo più critico e per lui al risveglio della rianimazione, trovarsi in quel letto d’ospedale era alquanto anomalo. Era disorientato e confuso e si chiedeva come mai nessuno dei suoi cari fosse lì con lui».

«Ho cercato di lanciare un appello al governatore affinché la sanità pubblica inserisca come prioritaria la presenza di uno psicologo che sia di supporto al personale sanitario già oberato di tanto lavoro! Questa figura dovrebbe interagire e mediare tra la famiglia impotente, che sente di non poter fare nulla, e il malato affetto da Covid. Pensiamo anche a tutte quelle persone anziane o in difficoltà che potrebbero trovarsi ad affrontare questo mostro invisibile».

«Grazie, quindi, allo sportello  di ascolto del Comune di Jesi e alla psicologa Romina Pulita».

«Uno speciale ringraziamento è rivolto al primario della terapia intensiva dott. Tonino Bernacconi, tutti i suoi collaboratori, tra cui il dott. Ciracò e il dott. Straccali, tutti gli infermieri e il personale sanitario. Ringrazio la semintensiva e i suoi medici, dott.ssa Resedi e il dott. Braconi, i reparti covid 4, 3, 2 e tutto il personale, la fisioterapista Fabiana Cingolani, l’Uoc di Medicina Interna del dottor Marco Candela. Ognuno di voi ha dimostrato grande professionalità e umanità durante la lunga degenza ospedaliera».

Ma qual è stato il ruolo del punto di ascolto attivato dall’assessora Marisa Campanelli e tenuto dalla psicoterapeuta Pulita?

«L’ho chiamata sin dal primo giorno. A giorni alterni, per un mese, la psicologa mi supportava in questa drammatica esperienza. Non sapevo come comportarmi, come parlare a mio marito, in video chiamata mi chiedeva perché nessuno lo andasse a trovare. Avevo bisogno di rimanere tranquilla e farmi forza, l’ho fatto anche per i miei figli».

«Credo sia necessaria una figura di supporto non solo per i ricoverati che sono praticamente soli, fatta eccezione per i medici e gli infermieri che hanno dimostrato una grande vicinanza, ma che sono già sommersi di lavoro; ma anche per il personale sanitario stesso, che deve mantenere la lucidità di fronte a tutta la sofferenza che è costretto a vedere ogni giorno».

Elisa Ortolani

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