A queste
voci si
unisce anche quella della consigliera comunale
Claudia Lancioni, del Movimento 5 Stelle: «Siamo
profondamente contrari all’insediamento del
mega biodigestore per trattare i rifiuti organici di (almeno)
tutta la provincia qui a Jesi, e
non condividiamo le modalità con cui l’Amministrazione, guidata dal sindaco Bacci, sta agendo. L’Amministrazione sta infatti decidendo di andare a
caricare ancora una volta una zona, quella di Coppetella, con
già enormi pressioni ambientali, e inserita dalla Regione in una
Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale».
Il Movimento ha organizzato per giovedì prossimo, 13 giugno, un incontro pubblico – ore 21.15 al Palazzo dei Convegni di Corso Matteotti – per dire di no al biodigestore ed esaminare criticità e proposte alternative. Con gli interventi di Claudia Lancioni, Romina Pergolesi, consigliere regionale Marche, Marco Cacciatore, consigliere regionale Lazio, Maria Grazia Carbonari, consigliere regionale Umbria, Massimo Gianangeli, Comitato tutela salute ambiente Vallesina.
Proprio sulle problematiche, già esistenti nella zona, si sono concentrate
le ragioni del “no” di
Jesi in Comune, per l’opposizione, e del folto comitato cittadino (
leggi l’articolo).
«Va trovato un altro luogo, in quanto la zona Coppetella è catalogata Aerca (area ad elevato rischio catastrofe ambientale) pertanto non ha bisogno di altro cemento, ma di una seria riqualificazione ambientale» fa sapere Jesi in Comune.
Anche per il Partito Democratico jesino sarebbe stato auspicabile un maggiore coinvolgimento della città quando si è dato Jesi come sito disponibile. Insomma, l’appello del sindaco Massimo Bacci ad una risposta unitaria sull’impianto sembra trovare più contrari che favorevoli.
Claudia Lancioni
Altra questione, sollevata da più parti e condivisa dai 5 Stelle, riguarda le modalità con cui è stata data la disponibilità del sito: «Gravissimo che l’affidamento per la stesura dello studio di fattibilità (costato circa 40 mila euro di soldi pubblici) sia stato effettuato dall’Ata indicando già la volontà di costruire il digestore provinciale a Jesi, senza che il Consiglio comunale lo abbia deciso e senza un mandato chiaro preventivo votato esplicitamente dall’assemblea dei Sindaci. Questo studio di fattibilità parla di un costo esorbitante (circa 35 milioni di euro) che, in situazione ottimale, sarebbe ammortizzato in almeno 9/10 anni. Ad oggi non risulta siano state adeguatamente valutate possibili soluzioni alternative. La discussione è iniziata subito sul “dove” fare il megadigestore e mai sul “cosa fare” e sul “se fare” questo impianto».
Nel dibattito entra anche la maggioranza consiliare: «La scelta relativa all’ubicazione dell’impianto, in zona interporto, è stata effettuata dall’Ata, e non dall’Amministrazione jesina» spiegano Jesiamo e Jesinsieme che auspicano un percorso di confronto costruttivo anche nel dialogo con la cittadinanza ed i residenti della zona.