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JESI BIODIGESTORE, MERCOLEDÌ LA DECISIONE: IL SÌ DI MATTEO MARASCA

biodigestore

Per l’ex consigliere comunale democrat «necessario che anche il Comune di Jesi faccia la propria parte», e Gianangeli (M5S), al contrario: «Che Sindaco è uno che accetta un impianto di rifiuti sei volte più grande di quello che serve al territorio dove è collocato?»

JESI, 29 luglio 2019 – Il confronto sempre più incalzante sul biodigestore trova favorevole all’impianto da collocare nel nostro territorio l’ex consigliere comunale del Pd, Matteo Marasca. Ribadisce, invece, a suon di numeri, la sua contrarietà Massimo Gianangeli, anche lui ex consigliere comunale, in forza al M5S, e attuale presidente del Comitato Tutela salute ambientale della Vallesina.

Mercoledì prossimo 31 luglio l’atto finale, quando il Consiglio comunale – dopo la seduta aperta del 25 – sarà chiamato a prendere la decisione che conta sull’atto di indirizzo: tra le ipotesi viene avanzata anche l’area ex Sadam, come soluzione alternativa a quella della Coppetella.

Potrebbe cambiare la location, dunque, come è stato ventilato, ma non certo i problemi di fondo che sono stati posti sul tavolo da chi è contrario a che tutto il progetto venga alla luce nel territoio comunale.

 

LE POSIZIONI DIFFERENTI DI DUE EX CONSIGLIERI COMUNALI

 

MATTEO MARASCA (Pd)

Matteo Marasca

«La realizzazione di un biodigestore nella nostra provincia mi vede favorevole e come me vede favorevoli molti altri cittadini con cui ho avuto modo di confrontarmi in questi mesi – fa sapere Matteo Marasca -. Un impianto che potrebbe contribuire alla produzione di energia, di calore e di fertilizzanti utilizzati in agricoltura. Tale impianto permetterebbe di riutilizzare e trattare il rifiuto organico in ambito provinciale e di evitare così il pesante indotto in termini di impatto ambientale e di costi collegati al trasporto dei rifiuti al di fuori del nostro territorio. Un impianto che appare ben diverso e di gran lunga più virtuoso degli inceneritori».

Secondo Marasca «è pura logica collegare all’elevato livello di raccolta differenziata a cui siamo arrivati, anche grazie al contributo delle nostre famiglie, un sistema di riuso del rifiuto stesso, che sia il meno impattante e il più sostenibile e utile al territorio. Ritengo, pertanto, che all’interno di una politica di area vasta e di una visione strategica nella gestione dei rifiuti, finalizzata ad evitare responsabilmente situazioni di forte criticità emerse in diverse aree del nostro paese, è necessario che anche il Comune di Jesi faccia la propria parte, quale importante realtà nella Provincia di Ancona, aprendo alla possibilità che tale opera possa essere inserita sul territorio comunale, conseguendo così, non solo gli obiettivi sopra descritti, ma anche importanti contributi economici e future opportunità occupazionali».

Sicurezza e compatibilità con le esigenze dei cittadini: «Ritengo che il Consiglio comunale, anche sulla base delle politiche ambientali che si sono sviluppate negli anni, in ambito sovracomunale e con altri enti, abbia l’opportunità di sostenere l’Amministrazione comunale su questo tema, pretendendo le migliori condizioni, affinché l’impianto venga installato a Jesi nel modo più sicuro e compatibile con le esigenze dei cittadini, magari presso aree produttive da riconvertire e senza ulteriore consumo di territorio, evitando il più possibile aree in prossimità di centri abitati. Oltre agli eventi informativi e ai momenti partecipativi, che pur ci sono stati, sono sicuro che il Consiglio comunale, di cui ho fatto parte per anni, saprà fare la miglior sintesi nell’interesse generale, per la nostra comunità e per pretendere un ruolo forte della Città in ambito provinciale, anche nella fase di realizzazione dell’impianto. Sarà necessario, infatti, non limitare l’attenzione “alla scelta” del sito, bensì sarà cruciale seguire, passo dopo passo, la realizzazione di tale opera, coinvolgendo da vicino i cittadini, gli esperti e gli operatori, in maniera tale da assicurare, ma soprattutto garantire, la massima qualità e la sicurezza dell’impianto. Tutto ciò nell’ottica di perseguire coerenti politiche di gestione del nostro territorio, mirate alla tutela dell’ambiente e alla salvaguardia della salute, con responsabilità e con uno sguardo al futuro».

MASSIMO GIANANGELI (M5S)

Decisamente differente la posizione di Massimo Gianangeli, ex consigliere comunale del Movimento 5 Stelle e presidente del Comitato: «Che sindaco è uno che accetta un impianto di rifiuti sei volte più grande di quello che serve al territorio dove è collocato?», si chiede e chiede polemicamente.

«I Comuni potenzialmente interessati alle compensazioni, e quindi all’impatto del digestore di Coppetella, potrebbero essere Jesi, Chiaravalle, Monsano, Monte San Vito, Camerata Picena e Agugliano. Un totale di 72.444 abitanti. Il digestore è tarato per 71mila tonnellate all’anno e servirebbe a trattare i rifiuti dei Comuni dell’Ata2, cioè i Comuni della provincia di Ancona meno Loreto: circa 458.827 abitanti. Sei volte tanto le esigenze del territorio dove sarebbe collocato l’impianto!».

Troppo, secondo Gianangeli, per il territorio sul quale andrà a insistere: «Considerando la produzione media pro capite di rifiuto organico, circa 155 chilogrammi l’anno, risulterebbe che per  una popolazione di 72.444 abitanti, basterebbe un impianto, o più impianti, di compostaggio aerobico per una capacità totale di 11.228 tonnellate l’anno, che potrebbe trattare i rifiuti prodotti dal territorio dove sta l’impianto senza far venire a Jesi camion da tutta la provincia, da Ancona e Numana, da Senigallia e Ostra, dalla Val Musone, da Fabriano e Sassoferrato. E senza far diventare Jesi “pattumiera” di tutta la provincia».

Insomma, secondo Gianangeli «se ogni “territorio omogeneoimplementasse impianti adatti alle proprie esigenze, si abbatterebbero drasticamente i costi di trasporto e l’impatto ambientale. Il fatto che il rifiuto in ingresso avrebbe caratteristiche più omogenee renderebbe inoltre più semplice controllare i processi di trattamento e produrre compost di qualità. È il famoso “principio di prossimità”, ribadito anche da recente giurisprudenza, come ricordato durante il Consiglio comunale aperto del 25 luglio da Marco Grondacci, giurista ambientale, invitato dal nostro Comitato ad intervenire. Quel principio di prossimità che, evidentemente, alcuni nostri politici locali sembrano non conoscere. Sostituito forse dal “principio di sottomissione” del nostro territorio alle esigenze degli altri?».

(e.d.)

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