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Cronaca

JESI CANAPA, NASCE IL COMITATO MARCHE: «MOLTI I GIOVANI CHE VOGLIONO LAVORARE»

canapa

Si è costituito a Jesi, le preoccupazioni di quanti, e sono tanti, hanno investito nel settore: manca un disciplinare preciso e le infiorescenze e i prodotti derivati sono soggetti a sequestro

JESI, 11 giugno 2019 – Nasce il Comitato Canapa Marche  (CCM). Sono circa 15 mila i lavoratori dell’indotto della canapa in Italia, molti dei quali sono giovani al di sotto dei 35 anni.

Le Marche sono tra le regioni dove questa coltivazione ha avuto più successo. Un’alternativa, per molti agricoltori, rispetto alla barbabietola da zucchero che per anni è stata la coltivazione per accellenza nelle campagne marchigiane. Nei giorni scorsi a Palazzo Bisaccioni a Jesi si sono riunite molte aziende locali operanti nel settore della canapa industriale che hanno dato vita al comitato. Agricoltori, rivenditori e commercianti preoccupati per il futuro dopo la sentenza della Cassazione del 31 maggio scorso.

Alessandro Lombardi, esponente del Comitato, spiega: «La sentenza è ambigua: da un giorno all’altro le infiorescenze e i prodotti derivati da esse sono a rischio. Non essendoci un disciplinare preciso i prodotti possono essere sequestrati per verificare che non abbiano effetto drogante, cosa che ovviamente non hanno perché non è una droga. Le conseguenze però sono gravi per chi ha aperto attività commerciali legate all’indotto e per quanti, tantissimi, hanno fatto investimenti importanti».

semi canapaIn pratica i prodotti che derivano dal seme, come olio, farina, liquori, cosmetica, possono essere venduti senza problemi. Discorso diverso è per le infiorescenze, che possono essere sottoposte a sequestro e che rappresentano l’introito maggiore nell’indotto.

«Viviamo in uno stato di incertezza – continua Lombardi -. Lo stato legislativo attuale blocca di fatto una realtà locale e nazionale che negli ultimi due anni è cresciuta esponenzialmente, favorendo investimenti, creando occupazione e rilanciando il settore agricolo e commerciale nelle Marche e nell’intero territorio nazionale. Oggi (11 giugno) siamo a Roma per manifestare al Ministero: chiediamo che vi sia una regolamentazione precisa perché vogliamo lavorare serenamente. La canapa che viene coltivata e di cui vendiamo i prodotti non ha effetti psicoattivi, la droga è altro! Abbiamo investito e pagato le tasse ma adesso siamo in un limbo».

Una situazione quella attuale che ha ripercussioni importanti: «La criminalità organizzata si sfrega le mani – continua -. Da quando è iniziato il commercio legale, dati ufficiali, quello illegale ha avuto un calo del 15%».

(e.d.)

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