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Cronaca

JESI Chiara Cercaci: «Contro di me il Tribunale della Santa Inquisizione»

Chiara Cercaci

«Non cederò mai, troppi corvi e iene, troppi poveri in Spirito che identificano in una donna il pericolo pubblico numero uno»

JESI, 10 agosto 2021 Dimissioni da consigliere comunale invocate da tutte le parti, anche dalla sua maggioranza.

Quel tappetino da mouse con impressa la bandiera della Repubblica di Salò, sventolato per refrigerio dall’afa, in diretta streaming, da Chiara Cercaci ha scatenato un putiferio. E lo sappiamo.

Dopo le prime parole, a fatto compiuto, la consigliera ritorna sui fatti, affidando a un lungo post il suo pensiero. E non risparmiando, a sua volta, feroci critiche a quelli che lei definisce i suoi inquisitori.

«Mai avrei creduto che il Tribunale della Santa Inquisizione fosse ancora in fervente attività a Jesi nell’Anno Domini 2021. Mi sembra che sia partita una vera e propria caccia alle streghe su un gesto naturale, come quello di sventolarsi quando fa caldo, con il primo oggetto che mi è stato facile prendere nell’immediatezza».

«È toccato al tappetino per il mouse regalatomi da amici. Se avessi voluto inneggiare con il mio comportamento alla Repubblica di Salò, non vi offendete cari Inquisitori, certamente sarei stata più accorta. In questo caso, invece, si può parlare chiaramente e in modo inequivocabile, di una mera disattenzione, di uno sbaglio in buona fede che, io personalmente, ho deciso di pagare dimettendomi dalla lista civica per la quale sono stata eletta. Una lista civica alla quale ho aderito e nella quale tutti mi conoscevano».

«Nessuno ha avuto da ridire. A testimonianza di ciò il fatto che nessuno, a distanza di quattro anni dalle elezioni, ha avuto modo di sindacare in merito al mio operato politico a sostegno della maggioranza Bacci. Considerando lo spazio che si è creato in piazza Federico II con lo spostamento della Fontana, suggerisco agli Inquisitori, di posizionare lì la pira per la mia messa al rogo, accusata di possesso di strumenti diabolici in grado di scatenare un sortilegio malefico sulla politica jesina. Vergogna».

«Ribadisco che potrei aver peccato di superficialità, ma chiedere le mie dimissioni da consigliere comunale regolarmente eletta con i voti di cittadini, è un’estorsione politica. Non cederò mai e se deve essere martirio, che martirio sia. Credo nel mio ruolo, nelle mie idee e vado avanti. Troppi corvi e iene, troppi poveri in Spirito che identificano in una donna il pericolo pubblico numero uno, pur essendo sempre stata ossequiosa delle vere Leggi, quelle improntate alla comune convivenza».

«Mi permetto, infine, un suggerimento a tutti coloro che si ergono a paladini senza se e senza ma: la decadenza dalla carica di consigliere, non vorrei sbagliarmi, si ha solo per reati di mafia e/o contro la Pubblica Amministrazione. Non rientro in nessuna delle due casistiche per il mio personale stile di vita, specchiato».

(Redazione)

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