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Cronaca

JESI Chiusura Fondazione Colocci: «Scongiurare l’abbandono dell’immobile»

Il gruppo consiliare Jesi in Comune riflette sui tanti aspetti che comporta la fine dell’istituzione culturale: dalla cultura, alla formazione, al volto della città

JESI, 15 febbraio 2021 – Dagli “anni d’oro” delle immatricolazioni e i festeggiamenti per le lauree che animavano il centro città, alla chiusura: il declino della Fondazione Colocci fa riflettere sul ruolo che questa realtà ha avuto per tanti anni e che oggi non ha più.

I consiglieri comunali di Jesi in Comune

«Una gemma preziosa» l’ha definita l’ex presidente dell’istituzione culturale, Gabriele Fava, che l’ha guidata dal 2006 al 2012 e poi dal 2014 al 2017. Le vicende di Banca Marche prima e di Ubi poi hanno complicato le cose tanto da impedire al Comune di sostenerla solo con le sue forze.

«Il patrimonio che è andato disperso in questi anni riguarda il know how, l’organizzazione, la rete di relazioni e la reputazione accumulata, prima ancora che strutture e risorse – spiega il gruppo consiliare Jesi in Comune -. L’Università di Macerata ha ottenuto da Jesi un flusso di finanziamenti abbastanza consistente; in cambio Jesi avrebbe dovuto sfruttare l’Università per far attecchire in città un’attività che doveva essere occasione di crescita culturale ed economica. Questo è avvenuto in parte e per un periodo relativamente breve durante il quale l’Università di Jesi è stata una realtà vivace e in crescita. In alcune città simili alla nostra le sedi universitarie si sono consolidate, Ascoli o Matelica, ad esempio».

Una struttura, quella di via Angeloni che non va perduta.

«Speriamo che l’aula magna rimanga fruibile al pubblico e così pure la biblioteca, speriamo che i locali belli e per molti versi storici possano essere quantomeno occupati da una scuola per evitare l’abbandono. Anche la riqualificazione della città e del centro in particolare non si esaurisce nelle nuove mattonelle del Corso: bisognerebbe tentare un’operazione culturale di più ampio respiro rispetto alla mera formazione professionale per il territorio, specie ora che il territorio è piuttosto in ritirata. [nk_awb awb_type=”image” awb_image=”291936″ awb_image_size=”full” awb_image_background_size=”contain” awb_image_background_position=”50% 50%” awb_parallax=”scroll” awb_parallax_speed=”0.5″ awb_parallax_mobile=”true” awb_styles=” padding-top: 150px; padding-bottom: 150px;” link=”http://www.caprariauto.it” linkdest=”_blank” awb_class=”caprari”][/nk_awb]

In questi anni Jesi ha perso i centri direzionali delle banche, Arca Felice, l’ostello, lo zuccherificio, l’albergo a 4 stelle col centro benessere. Non è riuscita ancora a spostare il centro ambiente, ad avere una nuova stazione delle corriere, a recuperare il Chiostro Sant’Agostino, il complesso San Martino, l’ex ospedale, il Campo Boario, fatta eccezione per l’obbrobrio della Torre Erap».

(e.d.)

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