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Cronaca

JESI Classe in Dad, lo sfogo di una famiglia: «Non se ne può più»

Comunicazioni che dicono tutto e il contrario di tutto: «Andare avanti così è difficile, in questo caso ci rimettono i bambini»

JESI, 18 gennaio 2022 – «Le notizie devono arrivare quando sono ufficiali, così non se ne può più»: è lo sfogo di una famiglia, il cui figlio è in Dad (didattica a distanza) da ieri mattina.

Studente di una scuola primaria del comprensivo “Lorenzo lotto”, dovrà seguire le lezioni a distanza – a partire da ieri – , fino al 25 gennaio.

«Situazione paradossale con le scuole – spiegano i genitori –. Si cambiano le leggi ma poi le decisioni del Dipartimento di prevenzione non le applicano e alle famiglie arrivano comunicazioni confuse, contraddittorie. Si creano situazioni spiacevoli tra genitori, i bambini vanno a letto sapendo di andare a scuola e si svegliano in Dad o viceversa».

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«Il 7 siamo tornati in classe e il sabato 8 ci giunge la notizia di un bambino positivo: tutti invitati la domenica a fare il tampone rapido in farmacia. Risultati negativi per tutti, siamo tornati a scuola il 10», racconta il padre. Attualmente, infatti, devono essere due i positivi in classe per attivare la didattica a distanza. Il martedì 11 gennaio alle 20.40 arriva una comunicazione tramite vie non ufficiali che invece la classe è in Dad, confermata alle 21.30 e poi smentita alle 22.

«Si attende il cosiddetto T5 (tampone dopo cinque giorni, ndr) per tutta la classe prenotato per il sabato 15 – spiegano i genitori -. Da qui viene fuori un altro positivo. Domenica alle 19, si comunica che la classe va a scuola perché i due positivi non sono nel giro di 48 ore l’uno dall’altro, quindi non scatta la Dad ma si richiedono altri tamponi. Alle 20 si comunica il contrario: la classe è in Dad e i bimbi in quarantena, presenti o assenti non fa differenza. Solo a metà mattinata di ieri è arrivata la mail ufficiale».

Insomma, anche chi ha il tampone negativo e chi è guarito dal Covid, chi non ha avuto contatti con il secondo positivo è in Dad, o in quarantena.

«Più che il caso singolo, quel che vogliamo dire è che il Dipartimento di prevenzione deve agire insieme alla scuola, prendere decisioni nei tempi e secondo le normative vigenti, che vengano comunicate quando c’è certezza con canali ufficiali. Se il Dipartimento e l’Asur sono al collasso nel gestire quarantene e tamponi, che la scuola faccia da filtro e si assuma le responsabilità nelle decisioni. Altrimenti le famiglie non ne escono fuori. Senza considerare la cosa più importante di tutte, che viene sempre messa in secondo piano: la confusione, l’ansia e il disagio dei bambini in questo caos».

Eleonora Dottori

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