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JESI CODICE ROSSO, PER JESI IN COMUNE «UN’OCCASIONE MANCATA»

Un provvedimento senza risorse: per Jesi in Comune il Codice rosso, approvato in Parlamento, è solo una bandierina messa senza coinvolgere chi si occupa di violenza

JESI, 22luglio 2019Il Codice Rosso, approvato (17 luglio) in Parlamento è un testo assolutamente insufficiente, inefficace ed inapplicabile. Questa la posizione di Jesi in Comune – Laboratorio Sinistra che approfondisce la questione dopo la soddisfazione espressa dalla Lega (leggi l’articolo).

Agnese Santarelli Jesi in Comune

Agnese Santarelli di Jesi in Comune

«Nessuno dei rilievi sollevati da D.i.Re (donne in rete contro la violenza) e da molti/e altri/e esperti/e è stato preso in considerazione, così come tutti gli emendamenti migliorativi delle opposizioni – evidenzia il gruppo consiliare – Quando si tratta di temi così delicati bisognerebbe mettere da parte l’ipocrisia e la propaganda e concentrarsi sul merito tecnico e politico del provvedimento. Ed è proprio per questo che il testo è del tutto inadeguato, soprattutto perché è ad invarianza finanziaria, cioè senza risorse. Quindi solo una bandierina da poter sventolare».

Per Jesi in Comune si tratta di propaganda: «La questione dei tre giorni, entro i quali il pm dovrebbe sentire la vittima, è pura propaganda, visto che, a parità di organico, è impensabile che tale termine possa essere rispettato. E poi, questo tempo così breve potrebbe rappresentare un rischio, più che un vantaggio, di fronte a personale non adeguatamente formato e a donne costrette a ripetere il racconto della violenza subita senza aver avuto ancora il tempo per elaborarla. Il tema andava affrontato diversamente, partendo dalla formazione e dalla prevenzione e finanziando chi si occupa davvero della protezione delle vittime». Per questi motivi il gruppo conisliare aveva bocciato un odg presentato dalle consigliere di maggioranza «con il quale si chiedeva di condividere e di sostenere l’allora ddl, partendo dalla premessa, per noi assolutamente non condivisibile, che il testo fosse privo di qualsiasi connotazione politica ed elogiando il lavoro della fondazione Doppia Difesa, la stessa che ha aperto la strada alla cosiddetta  alienazione parentale (leggi l’articolo). Il timore è che il vero obiettivo della norma e della ministra Bongiorno sia quello di smascherare le false denunce delle donne “isteriche”, più che quello di proteggere davvero le vittime di violenza. Anche a Jesi, come nel Paese, la maggioranza ha voluto approvare un atto manifesto, senza coinvolgere ed ascoltare né le associazioni del territorio che si occupano di violenza di genere, né le opposizioni».

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