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JESI Come vanno utilizzate correttamente le mascherine

Emergenza Covid-19: «Fondamentale che l’uso sia percepito non come sostitutivo ma piuttosto come complementare alle altre misure di prevenzione»

di Luca Butini
Vicesindaco e Medico Immunologo
JESI, 15 aprile 2020 – La raccomandazione all’utilizzo di mascherine trova una ulteriore applicazione in alcuni contesti commerciali e produttivi che riprendono l’attività come previsto dal Dpcm pubblicato lo scorso 4 Aprile. Questo giustifica il ritorno sull’argomento.

Prevedendo che ci confronteremo a lungo con la necessità dell’uso di mascherine chirurgiche, certificate o meno, da parte della popolazione generale, evidenziamo come usarle al meglio.

Come si usa la mascherina

La mascherina va maneggiata con le mani pulite; deve coprire bene bocca e naso; va cambiata se si inumidisce e comunque dopo 4 ore di utilizzo; una volta indossata non va toccata se non sui lacci o sugli elastici; quando la si toglie non se ne deve toccare la superficie esterna, potenzialmente contaminata, e ci si deve  subito lavare le mani; se si prevede di riutilizzarla la si deve conservare in un sacchetto.
Il razionale all’uso della mascherina come uno fra i Dispositivi di Protezione Individuali (Dpi) è motivato dal fatto che chi ne sia portatore, sintomatico o meno, diffonde il coronavirus Sars-CoV-2 con starnuti, colpi di tosse, parlando o semplicemente respirando e chi gli sta vicino si può infettare se il virus entra dal naso, dalla bocca ma anche dagli occhi.

Vicino quanto? La distanza di un metro è ritenuta al momento sufficiente a prevenire l’infezione da nuovo Coronavirus perché fra le diverse goccioline che emettiamo parlando, respirando ecc, quelle che possono trasmettere il nuovo Coronavirus sono le più pesanti, quelle che non percorrono più di un metro, un metro e mezzo, prima di cadere a terra. Altre particelle, più leggere, possono rimanere più facilmente in sospensione e raggiungere distanza maggiore; si sta studiando se e quanto questa seconda via sia rilevante nel caso della trasmissione di questo virus.

Abbiamo imparato a distinguere le mascherine

Luca Butini

Le mascherine chirurgiche limitano efficacemente l’emissione di particelle, proteggono quindi gli altri, ma non prevengono dall’infezione da nuovo Coronavirus, non proteggono chi le indossa.

Le Ffp (Filtering Face Piece) 2 e 3 sono invece ad alta protezione per chi le indossi, filtrano e trattengono le particelle; se sono dotate di valvola filtrano solo in entrata, non in uscita (anzi, creano un aerosol); sono pertanto più facili da indossare se le si debba portare per diverse ore, ma vanno a loro volta protette indossando sopra una seconda mascherina chirurgica se si voglia proteggere gli altri.

Vanno riservate al personale sanitario, che le indossa assieme a tuta o camice, occhiali e/o schermo facciale, cuffia, guanti. Ha senso che le si vendano in farmacia?
Sempre più diffuse inoltre mascherine simil-chirurgiche non certificate per un uso sanitario ma potenzialmente utili purché ben fatte, in più strati, che non si umidiscano facilmente.

L’Ecdc (Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie) sottolinea che tutte le mascherine andrebbero riservate in via prioritaria al personale sanitario, specie in caso di scorte ridotte; evidenzia inoltre due possibili rischi relativamente all’uso di mascherine chirurgiche da parte della popolazione generale: il falso senso di sicurezza che ne deriva potrebbe ridurre l’attenzione verso i comportamenti più importanti, cioè il distanziamento sociale, l’igiene delle mani, l’igiene respiratoria, lo stare a casa se ammalati; il rischio che la manipolazione scorretta della mascherina o il fatto di toccarsi la faccia per sistemarsela in realtà aumenti i rischi di infezione.

Più che ad un ricorso obbligatorio e indiscriminato alla mascherina chirurgica, certificata o meno, da parte della popolazione generale, sarebbe pertanto preferibile raccomandarne l’uso corretto quando si frequentino luoghi affollati, specie se chiusi, e mezzi di trasporto pubblico.

È inoltre fondamentale che l’uso di mascherina sia percepito non come sostitutivo ma piuttosto come complementare alle altre misure di prevenzione.

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