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JESI Convenzione di Istanbul: «Il patriarcato è un problema di tutti»

Il Collettivo Transfemminista: «La Turchia ne è uscita, ma fra obiettori nelle Marche e richieste in merito al Ddl Zan, neanche il nostro Paese si discosta dalle tendenze conservatrici»

JESI, 5 luglio 20211 luglio: la Turchia esce dalla convenzione di Istanbul. Che cos’è la convenzione di Istanbul? È un documento firmato nel 2011, proprio in Turchia, che definisce la violenza di genere come un atto discriminatorio e una violazione dei diritti umani.

Firmando questo trattato i governi si impegnano a prevenire e contrastare la violenza dei confronti delle donne e la violenza domestica e a promuovere l’uguaglianza di genere.

La decisione di Erdogan, comunicata nel marzo scorso diventata ufficiale dal 1 luglio, è solo uno dei tanti sintomi della diffusione di politiche conservatrici di stampo patriarcale e razzista che minacciano le minoranze e la libertà delle persone.

Questa decisone avrà ricadute pesantissime per le donne turche, la comunità lgbtqia+, e in modo particolare le donne migranti saranno duramente colpite, in quanto la convenzione permetteva loro di richiedere asilo in caso di abuso e matrimonio forzato.

Di fronte a questo fatto gravissimo, l’Unione Europea tace per non disturbare il partner con cui ha stipulato nel 2016 gli accordi per fermare i flussi migratori lungo la rotta balcanica.

Le donne turche, la comunità lgbtqia+, migranti e lavoratori hanno manifestato in Turchia e in molte altre parti del mondo contro questa decisione che si inserisce e alimenta un quadro globale ultraconservatore e repressivo.

Anche l’Italia non si discosta dalla tendenza generale

Viviamo in un Paese che ostacola l’approvazione del Ddl Zan, in cui la Chiesa si permette di proporre modifiche ad un testo di legge già approvato alla Camera e dove governi regionali e locali promuovono idee retrograde fondate sull’idea di donna e famiglia di chiaro ricordo fascista.

E nelle Marche? Gli obiettori e l’ostacolo a una libera fruizione della pillola abortiva nei consultori e negli ospedali, le dichiarazioni sulla famiglia binaria e sul ruolo accudente della donna e non ultimo il rifiuto di aderire alle iniziative del mese dedicato al Pride: questo è accaduto solo negli ultimi mesi di governo Acquaroli.

Una convenzione, come una legge, non sono sufficienti a eliminare la violenza di genere e le discriminazioni nei confronti delle minoranze, in quanto sono insite nel substrato culturale della comunità.

Il volantinaggio di questi giorni del Collettivo Transfemminista di Jesi

Per questo il primo luglio abbiamo sostenuto la mobilitazione turca, per opporci al legame tra violenza patriarcale e razzismo istituzionale. È necessario organizzarci oltre i confini, lottare contro l’alleanza mortale dei governi neoliberisti e ultraconservatori e connettersi con le lotte in corso.

Il patriarcato è un problema di tutti.

Collettivo Transfemminista Jesi

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto in primo piano: Feministas Transfronterizas

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