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Cronaca

JESI Coronavirus: pronto soccorso deserto, alla Caritas sacchetto da asporto

Scuole, musei e biblioteche di nuovo chiusi, in chiesa non più di due su una panca: uno da un lato l’altro all’opposto

JESI, 4 marzo 2020Mercato del mercoledì – magari complice il tempo non certo buono –  con poca gente, acquasantiere vuote. È quello che si nota in questi giorni, in cui tra psicosi collettiva e misure di prevenzione al coronavirus, la città sembra un po’ più triste.

Lunedì scorso un guasto alle Poste centrali, già di per sé semi-vuote anche dato il cartello che invita a evitare gli assembramenti, ha indirizzato i cittadini in altri uffici – in particolare quello di via Coppi – per il ritiro delle pensioni.

Ospedale Carlo Urbani: tra i comportamenti consigliati si scoraggia il recarsi al pronto soccorso in caso di sintomi sospetti, invitando a rivolgersi piuttosto al proprio medico di famiglia. Proprio al pronto soccorso pochi erano i cittadini, e tutti dotati di mascherina, operatori compresi.

Tra le misure di prevenzione fatte adottare dai vescovi permane quella di svuotare le acquasantiere nelle chiese, sospese tutte le attività di oratorio, dopo scuola, incontri di fomazione. L’orientamento, per ora, è la celebrazione delle messe feriali con la raccomandazione di far sedere i fedeli in due su una panca, uno da un lato e l’altro all’opposto. Il più lontano possibile, insomma. Per le celebrazioni domenicali ancora non c’è una direttiva precisa.

La Caritas diocesana si è adeguata all’emergenza seguendo alcune specifiche accortezze. La mensa, ad esempio, non è più un servizio comunitario, al momento, ma d’asporto.

«Ci siamo dovuti adattare come potevamo – ha spiegato il direttore della Caritas jesina Marco D’Aurizio -, non volevamo chiudere tutti i servizi ma dovevamo tutelare utenti e volontari, alcuni dei quali ultimamente stanno rimanendo prudentemente a casa. È vero, manca il senso di comunità che la mensa poteva creare, e alcune persone non hanno un luogo in cui consumare il proprio pasto. Ma il servizio funziona ancora, e per ora non c’è alternativa».

«Garantiamo un pasto caldo completo – ha spiegato la cuoca -, formato da primo, secondo, contorno e frutta a tutti coloro che ne facciano richiesta, come sempre. Solo che stavolta lo forniamo in un sacchetto da asporto consegnandolo da dietro il cancello, in primis per tutelare proprio i soggetti fragili che usufruiscono del servizio. Il numero di beneficiari comunque è leggermente aumentato a cena, forse proprio perché prima si aveva paura a entrare a contatto così stretto con altre persone».

A consegnare il cibo poco prima delle 12 sono stati i ragazzi e le ragazze del Servizio Civile Universale, che oggi facevano quest’esperienza per la prima volta.

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Alla Caritas diocesana di viale Papa Giovanni XXIII la mensa si è trasformata in una distribuzione di sacchetti da asporto

Anche l’Emporio solidale si è dovuto riadattare, ma senza cambiare la propria natura: «Facciamo entrare massimo due persone alla volta, sono piccoli disagi, ma è il prezzo da pagare per rimanere attivi», conclude il direttore.

Tra i poli di aggregazione di varia natura, chiuse la biblioteca e la Pinacoteca civica, lo sport è paralizzato e le scuole resteranno chiuse sino al 15 marzo.

Elisa Ortolani

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