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Cronaca

JESI Covid-19, Emanuele Pascucci: «Ho avuto paura di morire. Ora prudenza»

«Questa esperienza mi ha consentito di riscoprire il valore della quotidianità, del tempo, l’importanza degli affetti» ha detto in qualità di ospite del Consiglio comunale

JESI, 30 luglio 2020Emanuele Pascucci, lo jesino guarito in aprile dal Covid, è stato ospite del Consiglio comunale per raccontare la sua esperienza in tempo di pandemia.

Emanuele Pascucci ha raccontato la sua esperienza in televisione

«Incertezza e paura sono stati i due elementi che mi hanno sempre accompagnato – ha detto -. Ho pregato, ho subito un grande stress e fatto uno sforzo mentale enorme per evitare il panico».

Commosso, ha messo in luce il grande lavoro svolto dagli operatori sanitari: «Angeli ed eroi: facevano il loro lavoro ma l’ospedale in quei giorni non era quello di sempre. Lo staff medico e infermieristico di Jesi è stato sempre presente e professionale, li ringrazio tutti».

L’ex calciatore della Jesina aveva iniziato ad avvertire i primi sintomi con febbre alta dopo un viaggio di lavoro.

«Difficile capire quando ho preso il virus: ero stato in Lombardia il 21 febbraio per lavoro e un collega è poi risultato positivo al Covid. L’8 marzo avevo partecipato a un pranzo di famiglia e alcuni familiari erano stati in ospedale nei giorni precedenti. Il 13 marzo primo giorno di febbre a 39.5 gradi, che non scendeva nonostante le cure. Sapevo, leggendo le notizie e confrontandomi con i medici, che arrivare in ospedale prima che i polmoni venissero compromessi era fondamentale».

In quel momento l’Isituto Superiore di Sanità contava circa 25mila contagiati in Italia: «Con la mia auto mi sono recato in ospedale, avevo la febbre, per un Rx torace e mi hanno subito ricoverato: all’inizio ero relativamente tranquillo. Dopo una manciata di giorni vengo trasferito in terapia sub intensiva, e in quel momento ho avuto paura, ho fatto tantissime cure e provato dolore fisico».

All’ospedale “Carlo Urbani” erano ricoverate 30 persone tra la terapia intensiva e quella subintensiva, tra queste proprio Emanuele Pascucci: «Ho avuto davvero paura di morire: indossavo un casco per la respirazione che non mi faceva dormire bene, faceva rumore, mi dava fastidio. Ero costretto a mangiare con la cannuccia, in isolamento completo».

Lui accetta la cura sperimentale con il Tocilizumab. Un periodo durissimo, perde 10 chili, ma le cure, fortunatamente, hanno avuto successo e il 6 aprile viene dimesso.

Emanuele Pascucci condivide il video dei festeggiamenti dei familiari quando torna a casa: «Ringrazio i familiari e gli amici che mi sono sempre stati vicino. Questa esperienza mi ha consentito di riscoprire il valore della quotidianità, del tempo, l’importanza degli affetti. Ora massima cautela, finché non siamo sicuri di essere fuori da tutto questo».

Anche la madre 75enne, Maria Celeste Pennoni, ha affrontato questa difficile sfida contemporaneamente al figlio. E anche lei ce l’ha fatta.

(e.o. – e.d.)

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