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Cronaca

JESI Covid-19, Roberto Burioni: «Coraggio e sacrificio, è una feroce battaglia»

Professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita&Salute San Raffaele di Milano

JESI, 18 marzo 2020 – Non è un libro che vuole proporre “ricette” per sconfiggere il coronavirus.

Roberto Burioni, medico, professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita&Salute San Raffaele di Milano, scrivendo “Virus, la grande sfida. Dal Coronavirus alla peste, come la scienza può salvare l’umanità”, editore Rizzoli, uscito in libreria il 10 marzo, ha tracciato il profilo che, sin dalla loro nascita, i virus hanno tenuto, la natura, il funzionamento, il passaggio dall’animale all’uomo, gli effetti delle epidemie nella storia recente e passata.

È stato tempista, Burioni, insieme all’amico e collega Pier Luigi Lopalco, nel proporre a Rizzoli questo volume o è stato un caso?

In realtà era un libro in preparazione sin dallo scorso anno – mi dice Burioni – ci stavamo lavorando sopra. Ma a gennaio è stato evidente che qualcosa si stava sviluppando, qualcosa di molto minaccioso e allora ho chiesto a Rizzoli di anticipare l’uscita per poter permettere a tutti di capire, con uno strumento semplice ed essenziale. Il libro. Ovviamente, giorno dopo giorno, il lavoro si è arricchito di nuove informazioni su questo virus e, infine, anche dell’epidemia che si è sviluppata e che ora sta raggiungendo ogni parte del mondo.

Su cosa si basa la sua idea di partenza, da scienziato a fruitore?

Che stiamo affrontando questa battaglia con le sole armi del coraggio, del sacrificio e della scienza. E deve essere la comunicazione, seria e rigorosa dal punto di vista scientifico, a costringere a non sottovalutare la gravità di questa pandemia da parte della popolazione.

Ne abbiamo un esempio anche in altri Paesi d’Europa e non solo…

Ricordo Giulio Cesare, quando studiavo al liceo, che nel De Bello Gallico diceva “Gli uomini credono volentieri a quello che desiderano sia vero”, vale a dire che oggi ci troviamo di fronte al frutto della sottovalutazione della gravità di questa pandemia a causa, se posso chiamarla così, della disinformazione di una parte dei suoi colleghi giornalisti e dei miei colleghi medici. Un pericolo minimizzato.

E mi viene in mente anche il nostro Leopardi, allora, che diceva: “Il genere umano crede sempre, non il vero, ma quello che è, o pare che sia, più a proposito suo”. Che tipo di malattia ci troviamo di fronte, professore?

Ormai l’avrete capito, è una malattia pericolosa e molto contagiosa, non esiste ancora un vaccino definitivo, sperimentarlo e metterlo a disposizione della comunità comporterà almeno un anno.

A proposito di vaccini, lei si è battuto, andando all’attacco come un treno, per le vaccinazioni. Adesso che dice?

Dico che i seguaci del no vax, coloro che ipotizzano teorie pseudoscientifiche, dove sono andati a finire oggi? Mi hanno accusato che i vaccini sono troppi. Ma che troppi, ce ne vorrebbero di più e non c’era bisogno di questo coronavirus per capirlo! In che cosa consiste la vittoria per un virus? In una parola fantastica per il virus e terribile per noi: epidemia (frase riportata in chiusura del capitolo 4 del libro).

Lei professore è di Pesaro ed è uno scienziato che si assume sempre le sue responsabilità quando parla, molto diretto, sicuro delle sue affermazioni. È di scuola marchigiana…

Certo, e se debbo ringraziare qualcuno per avermi fatto amare questo lavoro, oltre ai miei genitori ringrazio il professor Massimo Clementi, jesino, al quale debbo tantissimo. È stato il mio maestro e sono contento di aver trovato lui che mi ha insegnato tutto sia in virologia sia in altri settori della ricerca. Abbiamo lavorato insieme al San Raffaele per una vita, ancora continuiamo a farlo. Soprattutto con ottimismo e seguendo le “vere regole” della quotidianità.

Rileggo le parole della dedica del volume, scritta da Burioni ai suoi colleghi: “Ai colleghi che stanno combattendo in prima linea questa improvvisa, inaspettata e feroce battaglia con le sole armi del coraggio, del sacrificio e della scienza”.

Giovanni Filosa

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