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Cronaca

JESI Covid, il virologo Clementi: «Ad aprile vaccinare senza sosta»

«Verrà la stagione più calda, dobbiamo utilizzare questo periodo anche per riavere quelle aperture che non possiamo permetterci di perdere ancora»

JESI, 8 aprile 2021L’aprile del nostro scontento sarà questo? O quello di qualche altro anno a venire? E’ il mese che attualmente e più di tutti gli altri, fa scoppiare la scintilla della nostra voglia di emergere a respirare un sorso d’aria, prendere fiato e vederci più chiaro, reimmergendoci magari con le idee più chiare.

Date un occhio (come avrebbe detto Polifemo) ai titoli dei giornali; alledichiarazioniin loop di tutti gli esponenti dei partiti nei notiziari tv e sulla carta stampata; agli spot improvvisati in una qualsiasi piazza pro, no, contro, o a parziale favore della mascherina proposta dal tecnico o dal politico birichino, piena di charme e di muco.

Bene, sono tutte uguali. Sinossi: sbrighiamoci con le vaccinazioni, nessuno tocchi AstraZeneca, no, nessuno tocchi lo Sputnik anche se l’Europa sta mandando per le lunghe l’esame di una ulteriore opportunità, quella russa, di fare fronte comune/mondiale contro la pandemia. E Jhonson&Johnson è alle porte, forse profumerà di pannolino pulito. Il virus oggi ha un’altra variante, quella politica. Anzi, geopolitica e, di conseguenza, sono diventati politicizzati anche i vaccini.

Giornaloni e giornalini, basta sparare puttanate – mai bipartisan – che alla fine colpiscono quelli che hanno lavorato come matti per trovare un vaccino, insieme a scienziati, medici, infermieri e addetti ai lavori, tanto da mettere in contrapposizione amici di una vita di fronte alle scoperte della scienza. Il vaccino è politico. Per colpa di chi? direbbe Sugar Fornaciari.

In attesa di risposta e dopo aver barrato la casella che ci interessa, torniamo al nostro Aprile, gli do importanza e lo metto maiuscolo. Sarà davvero il mese più rilevante degli ultimi cent’anni? Lo chiediamo al professor Massimo Clementi, virologo al San Raffaele di Milano, che di virus se ne intende. E che proprio ieri sera era ospite, in collegamento, di Bruno Vespa nella nota trasmissione tv di Rai Uno, Porta a Porta.

«Aprile è un po’ il terminale di varie considerazioni – sostiene -, significa “la vera” accelerazione a vaccinare, perché solo coi vaccini, sarà una frase trita e ritrita, possiamo uscire dall’attuale situazione. Valutando i risultati della chiusura di queste ultime settimane, in cui notiamo una curva che solo lentissimamente scende in termini di nuovi casi registrati, della leggera discesa dei ricoverati in terapia intensiva, possiamo dire che ci aspettavamo qualcosa di meglio. Le chiusure soltanto non producono per intero l’effetto desiderato per cui ritorniamo alla necessità di organizzarci una buona volta e vaccinare senza sosta. Solo così si potrà andare incontro a quanti chiedono maggiore flessibilità nelle aperture in genere, che da più parti si segnala».

E sul caso AstraZeneca o come diamine si chiama oggi?

«Non credo lo si fermerà completamente, è un vaccino utilizzato su milioni di persone. Si sta invece cercando di limitarne l’uso laddove c’è la massima concentrazione di casi di trombosi segnalati, ma il nesso causa effetto deve essere ancora completamente dimostrato.  L’Ema credo che deciderà entro breve, dopo aver esaminato i casi, sulla politica di prudenza nell’uso di questo farmaco. I vaccini ci servono, negli ultimi giorni, quelli pasquali, purtroppo abbiamo vaccinato pochissimo e il perché non posso certo spiegarlo io. Ottantasettemila persone in tre giorni mi pare un numero misero».

Riportiamo in casa quelle valige per le vacanze che il ministro del turismo Massimo Garavaglia aveva detto di preparare la settimana scorsa?

«Direi di no, basta che ad aprile seguamaggio nell’intensità delle vaccinazioni, ma realmente, stavolta. Poi verrà la stagione più calda, che potrebbe favorirci, per cui dobbiamo utilizzare questo periodo anche per riavere quelle aperture – dal punto di vista turistico e per l’indotto che smuovono – che non possiamo permetterci di perdere ancora. Comunque speriamo che anche il nostro Paese si attrezzi, avendone le capacità e le doti, per un futuro che prevedrà, senza però preoccuparci oltre misura, il richiamo di un vaccino, proprio come stiamo facendo con l’influenza. Il virus Sars-Cov-2 infatti imparerà a convivere con noi, diventerà endemico, come i comuni virus dell’influenza, appunto. Se servirà, lo faremo anche contro questo virus ma partendo da una situazione privilegiata. Avremo fatto la prima immunizzazione e la situazione sarà sicuramente di vantaggio rispetto a quella passata l’anno scorso».

Giovanni Filosa

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