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JESI Decoro e autogestioni, parla lo spazio comune autogestito “Tnt”

murale Blu Tnt

Quando dietro la retorica si nasconde l’intenzione del  trarre profitto da ogni spazio della città

JESI, 18 gennaio 2020 – In questi giorni, in città e non solo, si è infervorato il dibattito intorno ai murales che ricoprono il “vecchio Tnt” (il cui tetto è crollato dopo la nevicata del 2012).

Nello stabile sono iniziati i lavori di recupero e l’attenzione è rivolta soprattutto al murale di Blu, famosissimo artista della nostra regione che aveva contribuito a dipingere i muri dello spazio sociale all’interno di Smoking Minds, manifestazione che l’autogestione del Tnt ha partorito e organizzato per dieci anni (dal 2001 al 2011) e che ha promosso la street art in tutte le sue forme, dando la possibilità ad artisti non solo del territorio di dipingere, incontrarsi e confrontarsi.

L’attuale sede del Tnt

Quanto accaduto fa emergere una serie di questioni che ci piacerebbe puntualizzare in quanto centrali per i ragionamenti del nostro e di ogni spazio autogestito e che vanno al di là della polemica odierna sulla “svista” dell’azienda addetta ai lavori e sul salvataggio o meno dell’opera da parte dell’amministrazione comunale.

La street art, per sua stessa natura, è un’arte transitoria e mutante, che legge e trasforma le città nel momento in cui viene creata, ma non si occupa della propria conservazione.

Quella stessa parete aveva ospitato più dipinti di Blu, di volta in volta coperti o rimodellati a seconda del progetto che gli/ci interessasse proporre e proprio questo artista non ha mai avuto alcun feticismo per le sue opere, arrivando addirittura a cancellarle nel momento in cui si è tentato di metterle a valore in un’ottica speculativa.

Oltretutto molte altre opere di artisti che hanno attraversato il nostro spazio contribuendo a formarlo e trasformarlo sono già state e verranno ancora cancellate nei lavori, è doveroso ricordarlo.

Ci interessa piuttosto discutere di come negli ultimi anni sempre più importanza abbia assunto il discorso intorno al decoro urbano, che ha contribuito a creare una distinzione netta tra arte e vandalismo: i murales di artisti famosi o quelli commissionati da amministrazioni pubbliche o da privati per “riqualificare” spazi sono considerati arte e vengono celebrati, se invece sono frutto di iniziative autorganizzate o espressione spontanea di giovani, vengono denigrati e criminalizzati.

Ricordiamo bene quanto il continuo richiamo al decoro e all’ordine pubblico fosse al tempo il tema ricorrente, se non l’unico, che veniva sollevato a livello politico e mediatico dopo ogni iniziativa organizzata dal Centro Sociale.

Invece, proprio in quelle iniziative, giovani emergenti hanno potuto sperimentare e diventare in molti casi gli artisti riconosciuti che sono oggi e proprio nel corso di quelle iniziative sono state realizzate quelle “opere d’arte” che oggi la città si accorge di avere tra le mani.

Dietro la retorica del decoro si nasconde solamente l’intenzione di trarre profitto da ogni spazio della città, di restringere spazi di autonomia e operare distinzioni nette tra ricchi e poveri: centri storici sempre più svuotati e silenziosi, a misura di chi può permetterselo, e le parti più periferiche della città per tutti gli altri.

Lo scorso autunno, proprio a partire da questi stimoli, abbiamo lanciato “Tutta mia la città”, un percorso tra arte, musica e discussioni proprio per smontare la retorica del decoro e riaffermare la città come spazio della condivisione, dell’autorganizzazione e della libera espressione di idee e contenuti.

Un percorso in divenire, il cui prossimo appuntamento è già stato fissato per il 27 e 28 febbraio.

Spazio Comune Autogestito “Tnt”

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