Attualità
JESI “DepiStato”, il libro su Borsellino che apre gli occhi sulla verità (foto)
20 Gennaio 2020
Incontro organizzato da Agende Rosse sul testo di Giuseppe Lo Bianco in merito al più grande depistaggio di Stato della storia italiana
JESI, 20 gennaio 2020 – La strage di via D’Amelio e il sacrificio di Borsellino e dei suoi cinque agenti. È il contenuto inesauribile dei libri presentati da Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza in giro per l’Italia, perché «continui incessante la ricerca della verità». Per non dimenticare mai, come sottolinea l’autore.
Lo Bianco, collaboratore del Fatto Quotidiano, e Alessandra Antonelli, sono arrivati sabato scorso anche a Jesi, a Palazzo Pianetti, dove è stato illustrato il libro “DepiStato” alla presenza dell’assessore alla Cultura Luca Butini.
«È importante mettere i cittadini in condizione di formarsi una propria coscienza – ha detto il vicesindaco – con più informazioni possibili, vivendo in un’epoca in cui le informazioni sono veloci e perdono rapidamente visibilità»
Le vicende di cui si parla riguardano la storia del nostro Paese da molto vicino, e non si tratta di fasi concluse o superate, ma di questioni su cui è fondamentale continuare a riflettere e per cui è assolutamente necessario agire.
Il movimento Agende Rosse, coordinato da Alessandra Antonelli nella provincia di Ancona, ha organizzato l’incontro in occasione del compleanno di Borsellino, per ricordarlo ogni giorno e non solo il 19 luglio, data della strage.
E proprio sul depistaggio di Stato delle indagini di via D’Amelio si concentra il libro. Un fatto gravissimo, come ha spiegato Alessandra Antonelli, che ha riguardato i collaboratori del capo della Squadra Mobile di allora, Arnaldo La Barbera, vertici della Polizia e delle istituzioni politiche e agenti segreti. Il più grande depistaggio della storia italiana, come ha confermato la sentenza del processo Borsellino quater.
«Vincenzo Scarantino [criminale, ora collaboratore di giustizia] era vittima di violenze fisiche e psicologiche da parte dei poliziotti – ha spiegato – che lo hanno portato ad accusare ingiustamente altri mafiosi. Ma le più grandi vittime di questo depistaggio sono i familiari, che non hanno ancora avuto giustizia, e la Verità».
«I massimi vertici istituzionali – ha continuato – hanno costruito ad arte un pentito. Scarantino ha trovato poi la forza di confessare la verità, ma più volte ha invano cercato di uscire dal circolo vizioso in cui era finito. Tuttavia quei poliziotti sono soltanto la punta dell’iceberg, non hanno certamente coperto personaggi mafiosi».
Se i mafiosi ingiustamente accusati non hanno esercitato vendetta, è perché consapevoli del potere tanto forte che si cela realmente dietro tutta questa storia. L’obiettivo di questo incontro e, in ultimo, di “DepiStato”, è alimentare le domande sul perché sia stata attuata questa macchinazione, e soprattutto da chi.
Elisa Ortolani
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