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JESI Didattica a distanza, soluzione assurda per la primaria

La lettera di una mamma jesina, Federica Fornarini, al Ministero dell’Istruzione e alla Regione per salvaguardare il contatto umano nei più piccoli

JESI, 18 maggio 2020 – È vero, mancano ancora 4 mesi per il nuovo anno scolastico. Ma tra i vari ordini e gradi, la scuola primaria in particolare rischia di snaturarsi, se non si trova una giusta organizzazione in vista delle ormai temute riaperture.

La scuola italiana ha tanti difetti e problemi legati principalmente ai tagli dei fondi e alle strutture che lasciano, diciamo così, a desiderare. Ma molto poco si può obiettare alla preparazione degli e delle insegnanti e al metodo di insegnamento presente, fisico, diretto, in cui l’interazione ha un ruolo centrale.

L’emergenza, però, costringe a ripensare, almeno per qualche mese, questo principio cardine. Come organizzare – e “tenere buona” – una classe primaria? Come spiegare ai bambini che devono mantenere le distanze con i compagni? Probabilmente, la proposta accettata finora, ovvero classe mista con didattica a distanza a integrazione di quella tradizionale, in presenza, è quanto meno da rivedere.

«Avete messo mai piede in una scuola primaria? – si chiede un docente – Avete mai fatto lezione davanti e in mezzo a dei bambini che devono imparare tutto da zero, anche come tenere in mano correttamente una matita? Avete mai contato il numero di volte che un bambino chiede spiegazioni o conferme al proprio lavoro? Avete mai toccato con mano l’importanza di uno sguardo al momento giusto, di un sorriso, di un silenzio? Questo miracolo accade solo in presenza».

Lettera di una mamma jesina al Ministero dell’Istruzione e alla Regione: timori e speranze

Una mamma jesina, Federica Fornarini, ha preso spunto da questa lettera, che ha fatto il giro del web, per chiedere soluzioni al Ministero dell’Istruzione e «per rappresentare il timore di una mamma che vedrà il proprio figlio andare in prima elementare. Ma con quali garanzie, con quali tutele? Ci avete chiesto di fare da insegnanti durante il lockdown e lo abbiamo fatto, avete pensato a tutti dimenticando la categoria dei più fragili. I bambini. Vi siete mai domandati come si sia stravolto il mondo per loro? O credete che stare a casa con i genitori sia stato un privilegio? Vi siete chiesti quanto hanno perduto dal punto di vista didattico, empatico, di socializzazione, di regole da rispettare? I più piccoli, i più fragili, il futuro di domani, li avete messi lì, in un angolo! Perché per voi bimbo è gioco, parco, stare all’aperto, e non pensate che abbiano un cuore».

«Quanti pianti dicendo: Mamma, mi mancano gli amici, mamma, quando torniamo a colorare con le maestre? Mamma, è noioso fare questi lavoretti che ci mandano le maestre, senza amici e maestre non mi va! Avete pensato che fra tutti questi bimbi ci sono coloro che hanno interrotto l’anno e adesso si ritroveranno in prima elementare chissà come, chissà dove, chissà quando? Ci avete chiesto di insegnare loro a tenere bene penna o matita per imparare a scrivere bene, ma è assurdo».

«State proponendo una didattica online a bimbi di 6 anni, è vergognoso! Prendete al più presto provvedimenti concreti, magari utilizzando per coloro che faranno il primo ingresso alla primaria e presso le loro scuole materne un programma propedeutico. Sono i nostri figli e il vostro  futuro, non permettete che si disperdano dietro un video che manca di contatto umano, di sorrisi, di carezze, di parole per correggere un errore o di incoraggiamento per essere stato bravo».

«Vi prego, non lasciate morire così l’entusiasmo dei nostri bambini, non lasciate morire così l’educazione tutta dietro un macchinario algido e impalpabile all’anima, soprattutto di quelli che, ancora piccoli, hanno bisogno di contatto umano. Abbiate a cuore il futuro dei più deboli, hanno bisogno di essere ancora seguiti per l’ultimo anno di materna, e anche se solo per un mese e mezzo questo è fondamentale. Potete farlo, lo dovete a loro! Certa che nei vostri cuori prevalga il sentimento umano su ogni credo politico di voi che avete, se volete, la possibilità di salvare la didattica, i nostri bimbi e i docenti tutti. È per il bene del vostro Paese e dei vostri ragazzi che saranno il nostro futuro».

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