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Cronaca

JESI IL DOLORE DI LAURA, LA TOCCANTE LETTERA DELLA GIORNALISTA JESINA PUBBLICATA NELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

JESI, 28 novembre 2017 – Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, una su tutte la testimonianza della giornalista Rai, Laura Tangherlini, jesina doc. Per anni la brillante professionista racconta delle violenze subite dal proprio compagno, ora che ha trovato serenità con suo marito Marco Rò,  giovane cantautore romano.

La vita di Laura, piena di successi stava per essere interrotta da un uomo che giurava di amarla, prima di metterla al muro, carpendo probabilmente la fragilità più profonda di questa donna speciale. Di seguito riportiamo la toccante lettera della Tangherlini che speriamo dia la forza a tutte quelle donne violate che ad oggi non riescono a dar voce al proprio dolore.

La violenza domestica è toccata anche a me. I momenti di passione e chimica infinite, uniti a quelli in cui mi faceva sentire una principessa, mi trattenevano incatenata a lui. E mi facevano credere che il suo fosse amore, al massimo gelosia. E che fossi io a sbagliare e a meritare le sue reazioni. Solo dopo ho capito che si trattava di controllo, ossessione, egoismo, totale manipolazione. Eppure anche a quel punto non riuscivo a spezzare le catene. ero come paralizzata, confusa e tanto infelice. Cosi accettavo le botte, gli insulti continui, i ricatti, le vendette, le minacce. Anche se spesso mi sembravano assurdi ed esagerati, anche se mi sentivo sempre accusata di azioni, pensieri e atteggiamenti in realtà mai esistiti. Ero stretta tra la paura che mi ammazzasse e quella che mi lasciasse. Ricordo il terrore di tornare a casa e trovarla derubata o sottosopra. Ricordo che non potevo telefonare neppure ai miei genitori e che il mio telefono non poteva essere occupato. Ricordo le minacce mentre ero in onda e le accuse di flirtare con i telespettatori se non mostravo il suo anello a ogni singola inquadratura. Ricordo che era tutto assurdo, surreale, che non capivo, che lui non mi capiva. Ma restavo lì. Per uno, due anni, mentre lui usciva ed entrava da casa mia, scomparendo periodicamente per vendicarsi e farmi ingelosire. Ricordo quando mi entrò nel pc bloccandomelo dopo avermi preannunciato l’ennesima mail di insulti prima di andarsene definitivamente. Ricordo mille e mille episodi, le lacrime, le denunce che puntualmente ritiravo dopo le sue reazioni quando gli venivano notificate. E quando svenni all’ufficio immigrazione, mentre urlavo per chiedere e capire se quel mostro avesse davvero preso il passaporto e se ne fosse davvero tornato in Libano come mi aveva scritto per sms nel giorno esatto in cui gli avevo chiesto: se mai dovessi lasciarmi non farlo in quel particolare giorno. Detto fatto, ovviamente. Ricordo la paura mia, dei miei amici, dei miei familiari. Ricordo che pure loro mi dissero di scegliere, loro o lui. Scelsi lui. E rimasi ancora più sola e in pericolo. Ricordo l’ultima volta che lo vidi, mi inseguiva in auto per le vie di Los Angeles dandomi della puttana perché per l’ennesima ed ultima volta stavo scappando dalle sue botte dopo che per la prima volta avevo invece rifiutato un approccio fisico per tutta la mia settimana americana. Ma quella volta la mia fuga fu per sempre. E cavolo quanto ho fatto bene, solo di una cosa sono grata: quei tre anni di infernali montagne russe mi han fatto capire una cosa. Non può essere il sesso il punto dell’ essere amate. Il punto è essere rispettate e tutelate, nel letto e fuori. punto. È poterti fidare davvero di chi hai accanto e poter essere se stessi, senza dover temere conseguenze per tutto. Chiaramente in un ambito di rispetto reciproco. E proprio grazie a quei tre anni sono poi stata in grado di riconoscere una persona che avesse questa luce fondamentale.” Auguri Laura..

Cristina Amici degli Elci

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