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Cronaca

JESI Dopo 40 anni chiude Foto Giaccaglini

Cessa l’attività uno dei “negozi di fotografia” tradizionali: i ricordi di Flavio, come è cambiata la professione e le difficoltà del settore, da ben prima della pandemia

JESI, 16 agosto 2021 – «È un lavoro che ha richiesto e oggi richiede ancora più sacrifici», esordisce così Flavio Giaccaglini, titolare dell’omonimo studio fotografico di viale Trieste, prossimo a terminare la sua attività a fine mese.


Foto Giaccaglini è uno degli ultimi negozi di fotografia tradizionali a Jesi: tra quelli che ancora proseguono molti si sono ampliati proponendo un’offerta diversificata e con più servizi (video soprattutto) o sono entrati nell’ambito del franchising.

Dopo oltre 40 anni sulla piazza, Flavio Giaccaglini ha deciso di concedersi il meritato riposo.

«Un po’ l’età lavorativa maturata, un po’ il mutare di questa professione, che oggi richiede aggiornamenti con attrezzature decisamente costose», è la sua sintesi per spiegare la chiusura.

Ha scoperto la sua vocazione per la fotografia nel 1979, quando partecipò a un concorso indetto dalla facoltà di Architettura di Firenze.

«Arrivai settimo – racconta – ma mi diede comunque lo stimolo per approfondire, per poi cominciare come fotografo ambulante, a chiamata, senza avere ancora uno studio, nel 1981: in quegli anni ho collaborato con testate come Jesi e la sua Valle e il Resto del Carlino, per poi aprire il primo negozio in via Colocci, a settembre dell’83 e nel ‘96 qui, in viale Trieste. In quei primi anni, quando c’era ancora la pellicola e si lavorava spesso anche col bianco e nero…».

«La fotografia tradizionale sta cambiando – racconta – dalla stampa, che in origine era il grosso del lavoro da svolgere, insieme ai servizi per cerimonie o eventi, e in parte la vendita di attrezzature fotografiche, oggi si sono ridotti enormemente. I servizi hanno subito un grosso calo negli ultimi tempi, ma la stampa e l’acquisto di macchine hanno avuto un calo già da diversi anni, con l’avvento dei telefoni cellulari. Non si stampa più molto, con tutti gli imprevisti conseguenti: persone che perdono il telefono e insieme perdono le foto di momenti importanti come i primi click dei propri figli. Oggi è richiesta un’offerta di servizi alla cotto e mangiato, non è apprezzata molto la qualità del prodotto professionale, è un mutamento profondo: la fotografia è luce, mentre oggi si lavora quasi esclusivamente sulla post produzione, elaborando un materiale di partenza magari anche di qualità improvvisata».


Oggi sono più i costi che i benefici, commenta amaro Flavio, prevedendo che «fra 10 anni scomparirà del tutto il negozio di fotografia tradizionale: rimarranno quelli che hanno una gestione familiare oppure quelli con nuovi modelli di impresa, network o franchising, o che offrono servizi espresso, come la stampa immediata. E, soprattutto, un fotografo deve assolutamente trasformarsi anche in studio video. E per offrire tutti questi servizi, il negozio di fotografia avrebbe bisogno di investimenti importanti».


Non è la difficile congiuntura dovuta alla pandemia che ha spinto Flavio a concludere la sua carriera professionale, anche se riconosce che alcuni aspetti ne sono stati influenzati.

«Sicuramente le restrizioni dell’ultimo anno hanno ridotto enormemente il settore degli eventi in genere, delle cerimonie in particolare, a più riprese sospese e rimandate di mesi».

(m. g.}

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