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Cronaca

Jesi Ecco come sarà la nuova organizzazione sanitaria nelle Marche

Il futuro assetto organizzativo per la salute nella nostra regione, in vigore dal prossimo gennaio, durante l’incontro del Rotary Club Jesi “Federico II ” con Armando Gozzini

di Tiziana Fenucci

Jesi, 21 ottobre 2022 – «E’ necessario adeguare il sistema normativo all’evoluzione del sistema sanitario», sono le parole con cui ha esordito Armando Gozzinidirettore generale salute della Regione Marche che, nel corso dell’incontro organizzato al Circolo Cittadino dal Rotary Club Federico II di Jesi, ha raccontato alla platea e al sindaco Lorenzo Fiordelmondo, le novità introdotte con l’approvazione della nuova legge regionale sulla sanità, approvata dalla Regione Marche lo scorso 5 agosto, e che vedrà l’attuazione delle prime modifiche al sistema sanitario già da gennaio 2023.

«Siamo in una fase di transizione nella quale dobbiamo avere ancora un po’ di pazienza ma i cambiamenti in atto determineranno un salto di qualità organizzativa che migliorerà di gran lunga il sistema sanitario regionale e l’assistenza ai pazienti».

Al centro della riforma della sanità, la divisione dell’Asur in 5 aziende sanitarie locali (Ast), una per provincia, la gestione sanitaria decentrata con focus sul territorio, grazie alla creazione delle case di comunità, degli ospedali di comunità e delle Cot (Centrali operative territoriali), l’istituzione della figura del direttore socio sanitario con il ruolo di snodo territoriale. 

«Al posto di un’unica unità operativa centrale che finora doveva regolare le attività di 160 strutture sanitarie – ha spiegato Armando Gozzini – con la delocalizzazione l’introduzione delle Ast, sarà molto più semplice la presa in carico del paziente nella completezza del suo percorso sanitario. Gli obiettivi del nuovo assetto organizzativo stanno proprio nella presa in cura della persona ,nella digitalizzazione del sistema sanitario e nella costituzione di una rete di servizi intorno al paziente».

Nelle Marche sono previste 29 case di comunità, 9 ospedali di comunità e 15 Cot.

Le case di comunità, istituite ogni 40/50 mila abitanti saranno strutture di accoglienza diurne, dotate di medici specialisti e infermieri, con cui potranno collaborare gli stessi medici di base, alle quali il paziente potrà accedere per sottoporsi a visite ambulatoriali ed esami, gli ospedali di comunità saranno aperti H24 e potranno accogliere i pazienti che necessitano di ulteriori cure dopo essere usciti dal ricovero ospedaliero o dal pronto soccorso.

«In entrambi i casi – ha detto Armando Gozzini – si tratta di strutture che andranno a coadiuvare le realtà del pronto soccorso, spesso intasate da codici bianchi o verdi che possono essere gestiti da queste realtà, e a migliorare le attese per le visite specialistiche che potranno essere effettuate anche nelle case di comunità».

Tante le domande dei professionisti e cittadini in platea, tra cui il sindaco Lorenzo Fiordelmondo, che si è informato, nel concreto, su tempi di attuazione e fondi per le figure che andranno a lavorare in queste strutture. Il direttore generale ha parlato di fondi europei e governativi, che andranno a integrare quelli regionali del Pnrr, per l’assunzione delle nuove figure, e di una tempistica di 4 anni per essere in linea con i nuovi modelli organizzativi. E ha garantito l’avvio delle riforme a partire da gennaio 2023.

A queste strutture, che in parte saranno ospitate in quelle ospedaliere già esistenti e in disuso, si aggiunge il progetto di digitalizzazione sanitaria: l’informatizzazione di tutto il sistema sanitario in modo da mettere in rete e condividere tutte le informazioni relative al percorso sanitario del paziente.

Un progetto che unito all’assistenza domiciliare con i medici e gli infermieri di comunità e alla telemedicina, permette al paziente di essere monitorato in modo più costante e dettagliato anche stando a casa, con una riduzione dei costi per la sanità pubblica e una maggiore qualità di assistenza per il cittadino.

Nell’occasione il dott. Marco Pozzi, presidente del Rotary Club Federico II Jesi, ha approfittato per raccontare proprio del progetto di telemedicina, promosso dallo stesso Rotary Club jesino durante la pandemia, per l’assistenza ai pazienti con malattie croniche che non potevano muoversi da casa, di cui quello su Jesi e la Vallesina è stato il progetto pilota.

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