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JESI Fiere di San Settimio, interrotti 700 anni di tradizione

Al posto delle bancarelle che avremmo visto da oggi per tre giorni, grandi assenti causa Covid in questa festa del patrono, altrettanti concerti organizzati dalla diocesi

JESI, 23 settembre 2020Niente Fiere di San Settimio quest’anno, che avrebbero preso il via, per tre giorni, proprio oggi. Essendo mercoledì bisogna accontentarsi delle bancarelle del mercato infrasettimanale per il breve lasso di tempo della mattinata.

Anche se la tombola in piazza è stata salvata e spostata online, alla festa del patrono jesino mancherà un pezzo importante causa Covid.

La storia

Si ha memoria delle tradizionali bancarelle dal XIV secolo, in un documento, datato 2 settembre 1304, che custodisce la biblioteca Planettiana e nel quale è scritto l’annuncio letto da un banditore pubblico rivolto ai cittadini di Perugia e Assisi. Già da allora, oltre 600 tra ambulanti ed espositori da tutta Italia nel centro storico e a ridosso delle mura.

Il documento risalente al XIV secolo

«Chiunque voglia recarsi alle fiere della città di Jesi che cominciano il giorno 22 del mese di settembre prossimo venturo e proseguono fino al 15 del successivo mese di ottobre, può recarsi, soggiornare e ritornare liberamente e in sicurezza nella rocca, contado, giurisdizione e distretto della sopradetta città nel periodo delle medesime fiere e per quindici giorni prima dell’inizio delle suddette e così anche coloro che a lui si accompagnano, persone e cose. Quanto sopra vale per tutti, fatta eccezione per chi è stato bandito dalla Chiesa di Roma e dalla sopradetta città, nonché falsari, ladri e briganti, e altri uomini di malaffare: essi non devono andare».

Il culto di San Settimio, invece, sarebbe arrivato intorno al Seicento.

La leggenda colloca la nascita di Settimio in Germania, nel 250, che da giovanissimo si arruolò nelle legioni romane, nelle cui fila si convertì al cristianesimo conoscendo Emidio, futuro patrono di Ascoli.

Lasciata la carriera militare e trasferitosi in Italia, a Jesi Settimio convertì molte persone.

Nel 304 fu accusato di essere nemico di Roma, che sotto Diocleziano perseguitava la religione cristiana, e il giudice Florenzio gli impose di compiere un sacrificio agli dèi entro cinque giorni. Rifiutatosi di cedere all’idolatria di altre divinità, Settimio fu decapitato nei pressi dell’attuale ponte San Carlo.

Le ossa del santo furono nascoste per salvarle dalla profanazione dei pagani, e vennero ritrovate soltanto nel 1469.

Secondo gli storici moderni, però, questa ricostruzione sarebbe frutto della fantasia. Il vero San Settimio, dicono, è quello vissuto in Dalmazia, martirizzato a Spalato nel 304. Il corpo fu traslato in cattedrale, originariamente collocata nell’acropoli. Secondo altre fonti storiche, la cattedrale era intitolata a lui già dal 1208.

Due le possibili interpretazioni: Settimio fu veramente martire, ma non vescovo di Jesi, e allora potrebbe identificarsi col diacono Settimio (o Settimo) martire in Dalmazia. Oppure Settimio fu veramente vescovo, e forse protovescovo di Jesi, ma non martire, e a lui si deve la costruzione della primitiva cattedrale jesina.

Nonostante le difficoltà legate al Covid, la diocesi festeggia il suo patrono

La messa principale è stata presieduta dal vescovo don Gerardo Rocconi ieri, 22 settembre, alle 18.30, in cattedrale, e trasmessa anche su schermo.

 

A colmare il vuoto delle tre fiere saranno tre serate musicali che avranno come centralità la figura di San Settimio e che si svolgeranno alle 21.15 in Cattedrale, stasera mercoledì 23, giovedì 24 e venerdì 25  e incentrate su tre aspetti della figura di San Settimio: l’evangelizzazione, il martirio e la gloria.

Più spirituali, i primi due appuntamenti, che alterneranno musica organistica e testi di riflessione, più concertistico l’ultimo.

A suonare stasera sarà l’organista del duomo Marco Agostinelli con musiche di Bach, Parry, Langlais, Balch-Nevine e un’improvvisazione.

Il secondo appuntamento di domani vedrà alternarsi Marco Agostinelli al giovane studente Andrea Stacchietti con musiche di Bach, Barber, Haydn.

Per l’ultimo appuntamento si alterneranno alla consolle Marco Agostinelli, Andrea Stacchietti, Claudio Cannelloni e Marco Cercaci che proporranno musiche di Bach, Widor, Beethoven, Rawsthorne e improvvisazioni.

Il vescovo Gerardo ci lascia una riflessione sul concetto di comunità

«Il capitolo 18 del Vangelo di Matteo riporta il discorso di Gesù sulla Chiesa. Come si vive all’interno della Chiesa, quali rapporti devono intercorrere fra i fedeli, e soprattutto chi sono questi membri della comunità? Sono Persone perfette, persone che stanno bene insieme perché sono immacolate, giuste, sempre buone? No di certo, nella Chiesa ci si sta non perché si è sempre buoni, giusti, immacolati… ma perché si è perdonati e ci si perdona».

«Ecco il messaggio che Gesù ci vuol dare con la parabola del servo malvagio: chi non perdona non è perdonato. Si può stare insieme non perché non ci si offende, ma perché si è perdonati e ci si perdona. La riflessione su questo testo ci aiuti a pregare perché il Signore ci conceda umiltà per perdonare e per accogliere il perdono».

(e.o.)

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