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JESI Fiorella Mannoia incanta Piazza Federico II: applausi, rose e selfie – Foto –

Poesia, musica, ritmo e danza: l’ultima serata di luglio si chiude con emozioni e sensazioni intense

JESI, 1 agosto 2022 – In piazza Federico II, nell’ultima sera di luglio per il secondo appuntamento con il Festival Pergolesi Spontini, c’è tutto: c’è poesia e tanta, ottima, musica, c’è ritmo e sogno e danza, ci sono stelle truffaldine che si scorgono a malapena tante sono le luci del palco, ci sono emozioni e sensazioni intense.

C’è, soprattutto, Fiorella Mannoia, in una serata da ricordare, in un concerto bello e suggestivo che regala momenti magici e profondi, un viaggio che inizia e finisce con due vecchi cavalli di battaglia, I treni a vapore” e “Il cielo d’Irlanda”, un viaggio che parte lento e poetico e termina a piedi nudi e con la gente che balla, entusiasta, sotto al palco.

Fiorella Mannoia c’è ed è in una serata di grazia: canta bene, coinvolge il pubblico da istrionica interprete di brani indimenticabili, manda alla sua gente messaggi morali e sociali profondi.

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Il viaggio in musica propone tappe obbligate, i successi recenti e quelli legati al passato prossimo (“Padroni di niente”, “Nessuna conseguenza”, “Il peso del coraggio”, “Perfetti sconosciuti”, “Che sia benedetta”), chicche sorprendenti e suadenti come la recente “Si è rotto” (“…l’attesa dell’amore, il battito del cuore, com’eravamo ieri, oggi siamo più seri e non giochiamo più. La vita in fondo agli occhi e nel tempo che rimane, io so che ancora vale amare un po’ di più”) e omaggi a grandi autori che la Mannoia tiene sempre vicino a sé, sul giradischi e sul comodino: Ivano Fossati, Lucio Battisti (una versione appassionata e unica di “Io vivrò, senza te”) , Renato Zero (“Cercami”), Fabrizio De Andrè (“Princesa”), Vasco Rossi (“Sally”), Francesco De Gregori (“Generale”), perfino Fred Buongusto (“Amore fermati”), Lucio Dalla soprattutto.

foto Binci

Valgono, da soli, il prezzo del biglietto, l’interpretazione de “La casa in riva al mare” (“…e gli anni son passati, tutti gli anni insieme ed i suoi occhi ormai non vedon più, disse ancora, “La mia donna sei tu” e poi fu solo in mezzo al blu, e poi fu solo in mezzo al blu…”) e il gorgheggio finale di “Cara” (“Quanti capelli che hai, non si riesce a contarli, sposta la bottiglia e lasciami guardare se di tanti capelli ci si può fidare. Conosco un posto nel mio cuore dove tira sempre il vento, per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento, non c’è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare…).

La band (Diego Corradin alla batteria, Claudio Storniolo al pianoforte e alle tastiere, Luca Visigalli al basso, Max Rosati e Alessandro “Doc” De Crescenzo alle chitarre, Carlo Di Francesco alle percussioni e alla direzione musicale) suona benissimo, la asseconda come meglio non si potrebbe e la Mannoia regala bis senza ipocrisie e infingimenti.

Urla un forte “no” ad ogni guerra con l’indimenticabile “Generale” di De Gregori e rispolvera il Massimo Bubola sognante de “Il cielo d’Irlanda”: lei si sfila stivaletti e calzini e balla a piedi nudi sul palco con la gente che regala rose, cuori e sorrisi e scatta selfie in una piazza dove la stella di Fiorella brilla luminosa.

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