Cronaca
JESI Fontana, il Comune: «La bugia del referendum»
11 Marzo 2021
«I dieci ricorrenti continuano a non dire la verità ai cittadini»
JESI, 11 marzo 2021 – L’Amministrazione comunale informa in una nota che ha ricevuto una comunicazione circa il deposito, da parte di un gruppo di cittadini, di un ricorso al Tar contro la decisione del Comitato dei Garanti che ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum sul ritorno della fontana dei leoni in Piazza della Repubblica.
Nel prenderne atto l’Amministrazione comunale evidenzia come «sia del tutto evidente – soprattutto ai firmatari del ricorso – che non potrà mai essere effettuato un referendum su tale tematica. Ed il motivo, che andrebbe onestamente chiarito anche ai cittadini a cui è stato chiesto di firmare per il referendum (chissà perché tenuti invece all’oscuro), è estremamente semplice: qualora infatti il Tar dovesse chiedere al Comitato dei Garanti un nuovo pronunciamento e, nell’ipotesi che lo stesso Comitato stravolgesse la propria decisione, non ci sarebbero i tempi tecnici per la consultazione popolare».
Il Comune di Jesi prosegue: «Già lo si sapeva prima, ma è stato ulteriormente confermato con il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri esattamente due giorni prima che venisse depositato il ricorso – e dunque ben noto ai ricorrenti – che qualsiasi tipo di consultazione, al fine di evitare fenomeni di assembramento e di assicurare che le operazioni di voto si svolgano in condizioni di sicurezza per la salute dei cittadini anche in considerazione della campagna vaccinale in corso, non potrà tenersi prima del mese di settembre.
È evidente che, dovendo compiersi l’operazione entro il mese di luglio come da disposizioni del lascito testamentario, la consultazione referendaria a settembre non avrebbe alcun senso».
Dal Comune dunque fanno sapere che si tratterebbe di un tentativo di stravolgere quando deciso dal Consiglio comunale-
«Va detto ai cittadini una volta per tutte – prosegue la nota di Piazza Indipendenza – che non è una richiesta di referendum quella a cui i ricorrenti, tra cui il segretario del maggior partito di opposizione, puntano (e loro, con onestà intellettuale, dovrebbero essere i primi a riconoscerlo), piuttosto è l’evidente tentativo di stravolgere la volontà di un Consiglio comunale democraticamente eletto dai cittadini che ha compiuto una scelta precisa, pienamente legittima, assolutamente in linea con quanto da decenni auspicato dai più autorevoli storici locali, storici dell’arte e urbanisti e con l’avallo della stessa Soprintendenza dei beni culturali delle Marche che nel proprio parere ha ritenuto opportuno sottolineare come “la collocazione della fontana nella sede originaria sarebbe rilevante per la sua valorizzazione e per la compiutezza del suo interesse storico artistico”.
Ecco perché le risibili accuse di essere prepotenti (rispetto a cosa poi non si capisce) vanno respinte al mittente, con l’aggiunta del profondo rammarico per il fatto che i dieci ricorrenti continuano a non dire la verità ai cittadini».
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