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Cronaca

JESI GIORNATA DEL RICORDO DEI MARTIRI DELLE FOIBE

JESI, 10 febbraio 2018 – Nella giornata del Ricordo il pensiero va a tutte le vittime di polizia etnica, di violenze perpetrate  ai danni di innocenti,  colpevoli solo di far parte di questa o quella etnia.

Jesi in Comune ne riassume il significato con un lungo comunicato del quale riportiamo una parte.

“Il giorno del Ricordo è una solennità civile nazionale istituita nel 2004 per conservare – come recita la legge istitutiva – “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime di foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Si parla quindi espressamente di tutte le vittime di foibe (non solo di alcune) e di una vicenda che si presenta – come avverte la storiografia più accreditata – piuttosto complessa. Da tempo, invece, assistiamo – purtroppo talvolta anche in sedi istituzionali – ad un uso quantomeno riduttivo di tale ricorrenza, indicata come giornata di commemorazione delle “vittime del comunismo”- Si tratta di un’interpretazione che distorce la realtà dei fatti e non aiuta a comprenderli: ridurre il dramma delle foibe a “crimine comunista” (magari per parificarlo ai crimini nazifascisti) è, oltre che aberrante dal punto di vista storico, oltraggioso per una corretta memoria delle vittime, di tutte le vittime”.

Di parere contrario Massimiliano Lucaboni di Forza Italia “Credo che la giornata delle Foibe debba essere ricordata al pari di altri eventi delittuosi che hanno sconvolto il 900. Sbaglia chi vuol discernere l’olocausto da quello ebraico o armeno o a quello perpetrato da Stalin nei gulag siberiani. I morti delle Foibe sono e rimangono morti di cui il comunismo, intesa come ideologia totalitaria e nichilista, ha le mani lorde di sangue. Rendere onore a quegli italiani è doveroso perché mai più totalitarismi e dittature di qualsiasi colore politico debbano trovare cittadinanza nel mondo”.

Hannan Arendt , famosa giornalista (che non amava sentirsi chiamare Filosofa) nel suo libro “Le origini dei totalitarismi” scrisse “movimenti totalitari trovano un terreno fertile per il loro sviluppo dovunque ci sono delle masse che per una ragione o per l’altra si sentono spinte all’organizzazione politica, pur non essendo tenute unite da un interesse comune e mancando di una specifica coscienza classista, incline a proporsi obiettivi ben definiti, limitati e conseguibili”.

Questa mattina nell’aula del Consiglio Comunale è stato proiettato un documentario “L’ultima spiaggia. Pola fra la strage di Vergarolla e l’esodo” del regista Alessandro Quadretti.

(c. ade.)

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