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Cronaca

JESI IL PREZZO DEL GRANO IN PRECIPITOSA DISCESA, L’ALLARME DEL CONSORZIO AGRARIO: “LE NOSTRE IMPRESE AGRICOLE RISCHIANO GROSSO”

La sede jesina del Consorzio Agrario

La sede jesina del Consorzio Agrario

JESI, 15 luglio 2016 – “I prezzi di mercato del grano duro stanno crollando e siamo impotenti di fronte a una situazione che vede le imprese agricole della nostra provincia e della Vallesina in particolare, sempre più esposte, con il rischio tangibile di non potere più riuscire a coprire i costi di produzione“.

Andrea Novelli, direttore del Consorzio Agrario della Provincia di Ancona, non usa eufemismi e il suo grido d’allarme giunge forte e chiaro.

“Oggi l’agricoltura sta lavorando in perdita, il settore agricolo qui ha un bel motore ma il rischio di rimanere senza benzina ormai è reale. Nella nostra provincia in particolare, che produce quasi il 50% dell’intero comparto regionale con la Vallesina che ne è il motore propulsivo“.

I dati forniti parlano chiaro: le Marche sono la terza produttrice nazionale di grano duro con i suoi circa 5 milioni di quintali che ne attestano il 12% della produzione italiana. Per quanto concerne la nostra provincia siamo a 2,5 milioni di quintali – 52 mila ettari di superficie coltivata –  con la Vallesina e Jesi che arrivano a 1,5 milioni quintali di produzione.

cons5Ogni ettaro rende 46 quintali – più 8,7% rispetto al 2015 – con un prezzo che, negli anni scorsi, variava da 42 a 38 euro al quintale.

Per gli agricoltori l’attuale prezzo di vendita è di 17 euro mentre lo scorso anno si attestava a 28 euro al quintale. Un crollo di 11 euro, dunque.

Complessivamente, perciò, prendendo in cosiderazione i 2,5 quintali della nostra provincia, si registra un minore introito di 25 milioni nell’anno, dei quali 12 per Jesi e la Vallesina.

Andando ancora di pù nel dettaglio va rilevato come il costo di produzione per l’agricoltore si aggiri sui 1.100 euro all’ettaro a fronte di un incasso – con gli attuali 17 euro di prezzo al quintale – di 782 euro a ettaro.cons3

“A fronte di una campagna che ha visto raccogliere in qualità e quantità un prodotto soddisfacente, ci troviamo a fare i conti con un prezzo che è precipitosamente sceso e che non compensa più il lavoro che viene fatto. Basti pensare che le Marche sono l’unica regione dove possiamo trovare aree coltivate dal mare alla montagna, segno di una volontà che non demorde  ma che, invece, investe. Occorre muoversi per tempo perchè il problema è strutturale, frutto di politiche sbagliate che adesso portano a delegare la produzione del cibo all’estero invece di proteggerla. C’è urgenza, perciò, di dare vita a un sistema che renda meno vulnerabile il nostro mercato, come mettere in atto forme di assicurazione che possano garantirne il prezzo”.

La produzione viene destinata a molini nazionali come la filiera Barillail 20% – il resto va ad altre realtà molitorie, soprattutto in Puglia.

“Al momento siamo impotenti – ha sottolineato Giovanni Manzotti, presidente di Confagricoltura Marche – non abbiamo alcun tipo di difesa di fronte a questi prezzi che continuano a scendere. E se si vuole uscire da questo tunnel – perché in agricoltura non è vero che le cose vanno bene – occorre al più presto cambiare politica”.

(p.n.)

 

 

 

 

 

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