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Cronaca

JESI I LAVATOI, UN PEZZO DI STORIA DA VALORIZZARE E RIPORTARE ALLA LUCE

JESI, 1 novembre 2017I lavatoi. Un luogo dove un tempo le donne socializzavano ed a volte anche il pettegolezzo era di moda.

lavatoio, porta valle

Poi arrivò negli anni ’60 la lavatrice ed il lavatoio entrò nel dimenticatoio.

Jesi, come tante altre città, ovviamente, aveva i suoi lavatoi. Non uno, di più. Molti legati a delle fonti, tutt’ora in gran parte attive, dove gli jesini prelevavano acqua per la tavola. Ed era acqua buonissima!

Alcuni lavatoi sono ancora visibili e rimasti intatti, a testimonianza di un aspetto non secondario di storia locale, altri non più.

Legato al lavatoio, le ‘lavandare’. Donne che avevano il compito di lavare i vestiti, i panni in generale.

Fino alla fine degli anni ’50 era un mestiere perché molte donne facevano questo lavoro per guadagnarsi il pane.

San Savino

Dai libri e dai racconti sembra che l’ultima ‘lavandara’ jesina si chiamava Luigia Silenzi ed abitava nel quartiere Prato.

I lavatoi si trovavano, e si trovano, in vari quartieri di Jesi.

porta valle, scalinata

Essi erano: la Fonte di Porta Valle; la Fonte di San Marco, lungo il Viale della Vittoria; la Fonte dei Tornabrocco; l’Acqua di fonte Mastella, in fondo alle scalette omonime; il lavatoio de San Savì,  dietro la chiesa di San Savino; il Lavatoio di via Gallodoro; il Lavatoio di via Roma; il Lavatoio di via del Verziere.

Per ciò che riguarda la Fonte di Porta Valle questa nel 1971, considerato che era diventato un luogo poco pulito e poco ‘affidabile’, costrinse l’allora Amministrazione Comunale a ricoprirlo con un lastrone di cemento. In sostanza è stato sotterrato!

Qualcuno avrebbe piacere che il tutto ritornasse alla luce tanto che anni fa ci fu anche un tentativo di raccolta firme per far rivedere l’amministrazione del proprio provvedimento.

Sta di fatto che, quelli ancora rimasti in uso, spesso vengono pure utilizzati come accade di vedere la domenica ad esempio per quello in via Gallodoro.

Altri invece sono tristi luoghi di degrado da recuperare sia per utilità sia da inserire nei percorsi turistici cittadini.

(Evasio Santoni)

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si ringrazia Tiziano Lenti per la messa a disposizione di alcune foto storiche

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