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JESI Il Covid-19 nemico dei bambini

Mamme infermiere che non possono abbracciare i figli al ritorno dal lavoro

JESI, 22 marzo 2020 – Quando avevo l’età dei fanciulli  (8 – 12 anni)  sentivo in modo del tutto particolare l’assenza quotidiana della mamma, costretta a lasciare la casa durante  tutta la giornata per  motivi di lavoro.

Rimanevo con il babbo solo a pranzo. Era  qualche cosa, era abbastanza, ma la mamma era un’altra cosa…. A volte non potevo nascondere qualche lacrima quando pensavo che potevo perderla per sempre…

E la domenica era gran festa soprattutto perchè c’era  mamma a casa. Così era festa durante la settimana nei pochissimi giorni della sua presenza. La presenza di mamma si identificava con la festa.

Ecco, tutto questo mi è tornato alla mente quando ho letto una lettera di una bambina di una decina di anni che, avendo la mamma infermiera, non può più abbracciarla, baciarla, abbandonarsi alle sue coccole.

Perché la mamma deve stare separata, lontana per amore della figlia, nella speranza che il virus non sia cattivo anche  con lei.

E il distacco e la sofferenza s’appesantiscono quando la mamma fa il turno di notte. È lontana, anzi non c’è. Questa sua sofferenza non riesce nemmeno a tenersela dentro e la esprime alla mamma con un’accorata lettera che lascia intravedere tutto il suo strappo interiore per l’assenza nella sua vita intima della donna più cara al mondo: «…mi manchi tantissimo, mi mancano i tuoi abbracci, i tuoi baci …le tue coccole…alla mattina non posso riempirti di baci, ma solo starti lontano…non posso starti vicino …Per questo coronavirus il mondo sta soffrendo e tu con i tuoi colleghi troppo. Ma tu sei una guerriera, sei forte…Ricorda: non è colpa tua questa situazione, tu sei una eroina!».

E proprio questa sua ultima suprema delicatezza – quella di pensare che la mamma soffra perché fa soffrire la figlia – ti strappa la commozione che solo  la distrazione e il dimenticatoio alla fine possono soffocare.

Deve essere una bambina, oltre che tanto sensibile, anche molto riflessiva e intelligente perché si rende ben conto come la mamma e tutti quelli che operano all’ospedale sono eroi ed eroine perché, in nome del loro dovere, stanno in prima fila nel rischio di ammalarsi e anche di perdere la vita per fare in modo che altri non la perdano.

Così la sofferenza si espande nelle famiglie, nelle città, nel mondo perché il virus travolge senza pietà e senza respiro chi rischia, chi si ammala, chi muore mentre  i familiari assistono sbalorditi, impotenti, lontani…

E poi c’è chi non se la sente di rispettare le regole per aiutare chi ci aiuta a vincere covid-19. Un vero scandaloso disprezzo del dolore di quella bambina e della vita di tanti.

Vittorio Massaccesi

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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