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JESI Il critico d’arte Gabriele Bevilacqua ricorda Armando Ginesi

Un mese fa la scomparsa: «Per tutta la vita ha appassionatamente affrontato il problema estetico, lo ricordo per il modo di conversare garbato»

JESI, 13 aprile 2022 – Dopo giorni di ossequioso silenzio dopo la morte dell’amico e collega Armando Ginesi, il critico d’arte Gabriele Bevilacqua ricorda il professore e il suo impegno da critico militante, a un mese dalla scomparsa avvenuta il 13 marzo scorso. 

«I miei ricordi – racconta – se riguardano l’uomo, sono quelli dell‘uomo che per  tutta la vita ha appassionatamente affrontato il problema estetico. Lo ricordo, pertanto, nelle tante discussioni che avevano come tema ricorrente la vita degli artisti, le mostre, la curatela, le scritture critiche. E lo ricordo per il modo di conversare garbato, convinto, a volte diplomatico, sempre con una punta di ironia».

Un modo che Ginesi «ha saputo coltivare, smussando via via certe spigolosità e personalismi spesso propri di un personaggio pubblico. Anche perché in veste di critico con una propria concezione dell’arte, inevitabilmente si operano scelte conseguenti. Un vero critico non deve e non può benedire tutti. La nostra amicizia è maturata soprattutto a Urbino. È cresciuta sul piano umano e intellettuale perché per entrambi l’Istituto di Scienze Religiose ci ha aperto orizzonti nuovi per una visione dell’arte diversa da quella corrente. Una visione che muove dall’ermeneutica come filosofia fondata sull’interpretazione e approda all’affinità fra arte e sacro». 

Bevilacqua prosegue: «Questo consente una concezione dell’arte più robusta, più sostanziale, legata al fatto umano e al trascendente. Una concezione metafisica che tiene uniti ricerca umana e valori eterniArmando Ginesi, arrivato a tale traguardo teorico, certo ben lontano dal mainstream corrente, volle in ultimo renderlo pubblico con un volumetto divulgativo. Nacque così il libro-intervista “La concezione dell’arte di Armando Ginesi”. Una gestazione in pieno Covid, con l’amico che non stava proprio bene in salute. Fu quella un’occasione per confrontare opinioni e convinzioni che non sempre per entrambi coincidevano. Del resto ci accomunava molto, per primo una particolare attenzione alla spiritualità slava, alla grande letteratura russa, cioè un giacimento di senso alternativo all’imperialismo culturale Usa».

«Ci divideva, tuttavia, un diverso giudizio sull’arte contemporanea più recente e dissacratrice, oppure una diversa valutazione della politica russa e, in particolare, dell’autocrazia putiniana. Devo molto al professor Ginesi. Ricordo che appena laureato mi chiamò a tenere una conferenza nell’ambito delle sue lezioni di Storia dell’arte. Per sdebitarmi cercherò di portare avanti il suo zelo intellettuale, la sua acribia, cercherò di approfondire la sua concezione dell’arte, consapevole che per lui la critica d’arte non è stata mai un semplice giudizio valutativo ma un modo per approssimarsi alla vera essenza dell’arte, quella parte eterna di cui parlava Baudelaire».  

Amicizia, stima e affetto che vanno oltre la vita terrena.

Cristina Amici degli Elci

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