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Cronaca

JESI Il virologo Clementi: «Dobbiamo vaccinare di più e subito»

Vaccini indispensabili per tornare alla normalità, fra qualche giorno avremo a disposizione anche gli AstraZeneca

JESI, 9 marzo 2021 – Il professor Massimo Clementi, virologo del San Raffaele di Milano, jesino, uno dei maggiori esperti in campo internazionale, segue con grande attenzione l’evolversi della pandemia.

Tutti, in realtà, stanno alla finestra aspettando di veder passare sotto casa le forniture di vaccino necessarie, no, indispensabili per costruire un futuro di speranza certo, ma anche di lavoro, di crescita dell’economia e dei consumi, di ripresa insomma, di abolizione dei lockdown, non la semplice “libertàindividuale che però finisce dove inizia quella degli altri.

La situazione è nota, nel giro di un paio di giorni avremo a disposizione anche il vaccino AstraZeneca, finalmente. Però… il però lo chiediamo al professor Clementi.

Possiamo fidarci di un vaccino come AstraZeneca che è stato testato “a tappe”?

«Certamente sì. L’errore è sorto da AstraZeneca che, nelle fasi di validazione, aveva testato il vaccino su persone di età inferiore a 55 anni. Le autorità regolatorie, che controllano i dati, hanno evidenziato che non c’era un sufficiente numero di over 55 che fossero stati testati in quella fase di validazione clinica. Si è provveduto in una fase successiva per cui, oggi, ci sono le regolari autorizzazioni. Quindi massima tranquillità, è un vaccino molto solido, molto efficace, che pone problemi organizzativi inferiori ad altri vaccini, come capita per quelli che prevedono il mantenimento a temperature molto basse, determinante per la diffusione sul territorio».

Il virus si allarga, si va a rilento, anche nella nostra regione, sia nel reperire i vaccini necessari e, in alcune città, addirittura la cosiddetta location da adibire alla bisogna. Che significa?

«Che la nostra organizzazione ha latitato. Dopo il vaccination day, a dicembre se ricordi, molto celebrato da media e stampa, con i primi vaccinati che mettevano in evidenza il proprio braccio, si è stati un po’ alla finestra a vedere. Abbiamo vaccinato una minima quota rispetto ai previsti, quasi tutto il personale sanitario – e questo ovviamente poneva i minori problemi – dopo di che si doveva organizzare la nuova fase. Confido molto su questa diversa impostazione, che il premier Draghi ha voluto dare con l’intervento della Protezione Civile e di un personaggio dell’Esercito Italiano, come il generale Figliuolo, che ha notevole esperienza e ha affermato che affiancherà quelle regioni che dovessero avere delle difficoltà. E’ stata bandita qualsiasi leziosità, anche l’Esercito preparerà alcuni “punti vaccinazione” allestiti con estrema efficienza».

Tre giorni fa a Varese è stata scoperta una variante Covid molto rara. Gli esperti del laboratorio di Microbiologia dell’ospedale di Varese, diretto da Fabrizio Maggi, hanno voluto precisare che “l’identificazione di questa variante, che ha solo un altro caso descritto al mondo, è il risultato della collaborazione con i colleghi del San Raffaele, e in particolare con Massimo Clementi e Nicasio Mancini”.

«Nel momento attuale c’è la massima attenzione nel tracciare queste varianti, e il nostro laboratorio è istituzionalmente a disposizione. La variante che attualmente prevale ed è la più potente nel nostro Paese, che sta praticamente sostituendo il virus che c’era prima (a sua volta una variante) è quella inglese, che “replica” con maggiore vigore e che dimostra che nei coronavirus le varianti si susseguono l’una con l’altra. In più, ce ne sono altre, minoritarie, che coesistono con questa inglese. Si è sentito parlare della brasiliana, della sudafricana, che raggiungono il 2%, 3% della popolazione virale complessiva, e altre isolate. Ovviamente c’è molta attenzione nel verificarle e anche questa di Varese – simile ad un’altra isolata in Thailandia a un paziente che proveniva dall’Egitto, quindi in origine era una variante africana – è oggetto di studio. Secondo me non è preoccupante dal punto di vista della suscettibilità al vaccino, perché oggi sappiamo che tutte le varianti sono neutralizzate dagli anticorpi prodotti dalle vaccinazioni, con qualche problema posto da quella brasiliana. Le notizie che abbiamo dai Paesi che sono più avanti di noi nella somministrazione dei vaccini vanno in questa direzione e ci confermano che possiamo e soprattutto dobbiamo vaccinare subito».

Per essere un po’ informati, non dico tranquilli, entro quanto tempo dovremo vaccinarci non per avere la famosa immunità di gregge ma per affrontare il futuro con maggiore fiducia ed ottimismo?

«L’ideale sarebbe vaccinare almeno tutti gli over 50/60 entro la fine di giugno. Questo metterebbe al riparo quella parte di popolazione che, infettandosi, può avere, in linea teorica, una infezione sintomatica più grave. Io direi però che tutta la popolazione nazionale, ragazzi inclusi ovviamente, deve essere vaccinata. Israele, che è un laboratorio a cielo aperto, ci sta dimostrando che bloccando, attraverso la vaccinazione, l’infezione fra gli adolescenti, si blocca anche quel circolo vizioso che poi riporta nelle famiglie il virus dalle scuole. Se ci vaccinassimo tutti e ci preparassimo, nel caso che il virus dovesse mutare, ad una eventuale seconda vaccinazione l’anno prossimo sperando però che non serva, sarebbe la situazione ottimale. I responsabili scientifici di Pfizer e Biontech, oltre che di Moderna, hanno assicurato che il vaccino potrebbe essere aggiornato in pochissimo tempo. Del resto lo facciamo già con l’influenza, non è che stiamo ragionando di cose che sono al di fuori di abitudini già consolidate fra la popolazione».

Giovanni Filosa

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