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JESI Il virologo Massimo Clementi: «Abbiamo le armi per sconfiggere il virus»

Ieri sera un “Mercoledì da leoni” con il Lions Club, Marco Candela: «All’ospedale aperto un altro reparto Covid»

JESI, 11 marzo 2021 – «Il SARS-CoV-2 non è un virus invincibile, e dopo un anno ormai abbiamo le armi per sconfiggerlo».

Così Massimo Clementi, virologo jesino ospite della conferenza di ieri sera organizzata dal Lions Club di Jesi sulla piattaforma Zoom per la rassegna “Mercoledì da leoni”. Ospiti la governatrice del Lions Francesca Romana Vagnoni, che ha ringraziato il club jesino per l’assidua attenzione alla tematica della pandemia, e Roberto Puppato, presidente del Club jesino.

Proprio in questi giorni Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa, ha proposto di arruolare Rotary e Lions a supporto della campagna di vaccinazione.

Massimo Clementi, intervistato dal giornalista Giovanni Filosa, ha risposto alle domande dei partecipanti e fugato molti dubbi sul virus e in particolare sui vaccini. Clementi è docente ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. È inoltre direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele e fondatore della Società Italiana di Virologia.

«In troppi si esprimono in tema di virologia senza essere competenti: nel nostro Comitato Tecnico Scientifico non c’è nemmeno un virologo, c’è disinformazione generale e spesso anche il linguaggio giornalistico è impreciso»

«Facciamo chiarezza: i vaccini, finora, ci proteggono anche dalle varianti. Usiamo vaccini a Rna che a mio parere rivoluzioneranno la medicina: sono una scoperta di Katalin Karico, nata nel 1955 in Ungheria. Non usiamo vivi attenuati, quindi non c’è nessuna controindicazione nemmeno per donne che allattano. Se un vaccinato viene infettato da un positivo, può infettare un non immune in linea teorica, ma per un tempo brevissimo e a titoli molto bassi, quindi non si sviluppa una forma grave della malattia».

I coronavirus si trasmettono all’uomo per spillover (salto di specie)

«Il virus ha effettuato un salto di specie perché invadiamo continuamente il mondo animale. Non a caso ci sono state tre epidemie dal 2002 a oggi (Sars, Mers e quella attuale). Per evitare che accadano altri spillover serve un’alleanza intergovernativa: abbiamo violentato il pianeta e ora dobbiamo rimediare, intanto monitorando i fattori di rischio e capendo che la salute è una, e va dall’ambiente all’uomo. Ad esempio, gira un virus (Nipah) fra i pipistrelli della frutta in India, Bangladesh e Indocina, che ora è costretto a causa del disboscamento ad avvicinarsi ai luoghi popolati dall’uomo per nutrirsi: facciamo attenzione».

«Le varianti sono eventi normali nei coronavirus: questo virus vive cambiando, ma c’è un limite, non possono cambiare eccessivamente»

«Le tecnologie che abbiamo sviluppato possiamo ritagliarle e usarle anche contro altre eventuali varianti, come facciamo già ogni anno con un vaccino anti influenzale diverso. Se anche il coronavirus resterà mutando, abbiamo comunque le armi per gestirlo. Potrebbe diventare solo uno dei quattro cinque coronavirus che continuano a infettarci come l’influenza, in maniera meno aggressiva».

«La sanità marchigiana ha dato prova di grande efficienza nonostante lo stress a cui è stata sottoposta. Un anno fa andavamo contro un nemico quasi sconosciuto quasi senza armi, non avevamo nemmeno i farmaci, che erano riciclati da altre infezioni; ora abbiamo anticorpi monoclonali e vaccini, che abbiamo sviluppato tanto in fretta perché avevamo già piattaforme in sperimentazione per Hiv, tumori cerebrali etc. Dobbiamo prima proteggere le fasce deboli, poi chi rischia l’infezione in un ambiente comune come le scuole. Per i bambini sotto i 6 anni probabilmente non è nemmeno utile vaccinare, se il resto della popolazione ha una buona immunità di gregge».

«Abbiamo buoni motivi per essere ottimisti sui vaccini: Israele era invasa dalla variante inglese, vaccinando tutta la popolazione inclusi i bambini, la variante inglese è sparita, e in questi giorni sono stati riaperti i ristoranti a cena».

Meno efficiente, evidentemente, è la gestione della European Medicines Agency, che sta impiegando sin troppo tempo per esprimersi sui vaccini Johnson&Johnson. Anche il russo Sputnik, sostiene il virologo, sembra interessante, con la sua produzione di anticorpi dopo la seconda dose del 91%.

«Credete nella medicina e nella scienza, e nel fatto che riusciremo ad uscire dalla pandemia».

Quindi l’intervento di Marco Candela, direttore dell’Unità di Medicina Generale del “Carlo Urbani

«Abbiamo aperto un nuovo reparto Covid, siamo pieni più del primo “schiaffo pandemico” di un anno fa, e soprattutto abbiamo pazienti più giovani (40-50 anni), specialmente dalla provincia di Ancona. Confidiamo in una vaccinazione di massa, dovremmo fare almeno mille vaccini al giorno. Speriamo che con l’arrivo della stagione calda ci sia una deflessione».

Marco Candela

E un appello: «Ai pazienti che soffrono di scompensi cardiaci, ictus o diabete: cercate aiuto, non provate a gestire a casa le patologie gravi. Non abbiate paura a venire in ospedale, gli ospedali non sono lazzaretti e ci sono percorsi sicuri e dedicati ai pazienti non Covid».

Elisa Ortolani

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