Cronaca
Jesi Imr: i sindacati incontrano l’Azienda ma serve un secondo confronto
«Una vaga promessa di prendere in considerazione il reintegro di tutti i dipendenti», quanto è stato strappato dai rappresentanti sindacali, questa mattina, ai vertici aziendali, «ma non ci fidiamo, ne riparleremo il 28 aprile»

10 Aprile 2025
Jesi – Ancora nulla di tangibile per i lavoratori della ex Caterpillar che da tre anni sono in cassa integrazione dopo il passaggio a Imr.
Stamattina l’incontro, nello stabile aziendale di via Roncaglia, tra le associazioni sindacali e i vertici aziendali, non ha portato a nessun risultato concreto, se non la vaga promessa di prendere in considerazione l’ipotesi del reintegro di tutti i lavoratori – senza alcun licenziamento – e l’appuntamento del 28 aprile per un secondo incontro con i sindacati, nel tentativo di continuare a discutere sulla questione aperta riguardo al futuro dei dipendenti.
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La necessità di un confronto si era rivelata non più rimandabile dopo che l’Azienda per l’ennesima volta aveva ritrattato il piano di reindustrializzazione, proponendo una nuova versione e comunicando, a sorpresa, la presenza di 26 esuberi tra i dipendenti, per 20 dei quali i vertici avevano già indicato circa due settimane fa, l’attivazione della mobilità, ai sindacati, tramite una Pec.
Questa mattina fuori dai cancelli dello stabilimento, un presidio di lavoratori dell’azienda, il sindaco di Jesi Lorenzo Fiordelmondo e altri rappresentanti istituzionali, tra cui la sindaca di Chiaravalle, Cristina Amicucci, il consigliere provinciale Filippo Bartolucci e la consigliera regionale del Pd, Manuela Bora e il Consigliere Regionale Antonio Mastrovincenzo
«Un incontro duro – hanno specificato i sindacati all’uscita – ci rivedremo perché la discussione è appena iniziata. Il 28 aprile ci incontreremo di nuovo e organizzeremo un presidio come quello di oggi».
«Il tavolo di confronto con l’azienda resta aperto – ha detto Sara Galassi, segretaria generale della Fiom Cgil Ancona -. Non ci stancheremo di ripetere che deve essere rispettato il piano industriale pattuito e firmato al Ministero nel 2022».
«Stamattina, al contrario, l’Azienda ci ha mostrato le slide di un nuovo piano di reindustrializzazione che prevede l’assunzione entro il 2027 di soli 70 lavoratori. Noi abbiamo invece chiesto la ricollocazione di tutti e la valutazione di un piano industriale che tenga in considerazione i 92 i lavoratori, presentando loro anche proposte concrete per farlo, chiedendo anche che il reintegro avvenga in tempi più brevi rispetto alla scadenza prospettata del 2027».
«Ci siamo lasciati con la promessa che i vertici valuteranno l’ipotesi di ricollocare tutti, si sono presi due settimane di tempo per valutazioni, ma ormai non ci fidiamo delle loro promesse, restiamo con le nostre perplessità e nel frattempo continuiamo sulla strada delle sollecitazioni. Dopo la richiesta inviata dall’assessore regionale Stefano Aguzzi per un incontro con il Mise, il sindaco Lorenzo Fiordelmondo ha inviato un’ulteriore richiesta di sollecito».
«Ci siamo sentiti dire dall’azienda “vi è rimasto da interpellare solo il Papa” e che la causa della riduzione del personale e del nuovo piano di reindustrializzazione è la naturale conseguenza della crisi dell’automotive. Ma al di là delle scuse, a noi interessa tutelare i lavoratori e salvaguardare questo sito produttivo».
La procedura di Mobilità
Sul piatto dell’incontro anche la procedura di mobilità che, hanno chiarito i sindacati, sarà possibile solo se volontaria, quindi nessun licenziamento avverrà in modo coatto e l’aspetto economico di tale procedura sarà discusso nel prossimo incontro.
«Resta inteso che anche se qualcuno dei lavoratori decidesse per la mobilità, in carico all’Azienda resta l’impegno di dover assumere 92 persone, come stabilito dall’accordo firmato al ministero», hanno evidenziato i sindacati.
Un altro anno di cassa integrazione? Il ristoro per i lavoratori
Ulteriore argomento dell’incontro è stata la tutela dei lavoratori rispetto al danno economico subìto con la cassa integrazione, «molti di loro hanno dovuto dilapidare il Tfr per poter andare avanti e sopravvivere, sempre con la speranza e la convinzione che alla fine di questi 3 anni di sacrifici avrebbero potuto riprendere il loro lavoro. Se ci fosse un ulteriore anno di cassa integrazione – ha detto Sara Galassi – abbiamo chiesto che i lavoratori vengano tutelati con un’integrazione salariale rispetto a quanto percepito finora».
Le risposte dei lavoratori
Attualmente sono 8 gli operai che lavorano all’interno dell’Imr con uno di loro che a rotazione fa la cassa integrazione per un mese, ci racconta uno dei lavoratori: «In tutto lavoriamo due giorni a settimana, a volte 3, poi ci sono 2 carrellisti e gli impiegati, insomma, una quindicina di persone».
«Ormai veniamo a lavorare solo per distrarre la mente e non pensare a questa situazione che si protrae ormai da troppo tempo. Sono tante le promesse disattese. Qualcuno di noi è andato a lavorare nello stabilimento di Teramo per qualche mese per avere uno stipendio vero, ma per chi ha famiglia i sacrifici sono notevoli e non ci sono ancora rassicurazioni su come finirà».
«Siamo delusi e ci sentiamo presi in giro – dicono altri – abbiamo fatto tanti sacrifici solo perché alla fine di questo periodo ci era stato promesso un lavoro, anzi l’Azienda parlava di dover assumere altro personale e invece adesso? Addirittura parlano di licenziamenti. E non ci vengano a dire che la causa è la crisi dell’automotive, perché la crisi tre anni fa era già in atto. Ci stanno prendendo in giro e quello che fa più male è che anche il Ministero non ha ancora manifestato la sua posizione ».
L’ipotesi di una denucia all’Azienda
Prima di darsi appuntamento con un nuovo presidio ai cancelli dell‘Imr per il 28 aprile, i sindacati hanno ribadito che, se dopo i prossimi passaggi l’accordo non venisse rispettato, in serbo c’è anche l’azione per vie legali, «la denuncia all’Azienda in base all’articolo 28, per comportamento antisindacale. Non solo pe aver disatteso quanto concordato, ma anche per aver avviato una procedura di mobilità senza prima aver consultato le rappresentanze sindacali», ha evidenziato ancora Sara Galassi.
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