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Jesi Interporto 30 anni dopo, la vicenda giudiziaria Ce.M.I.M.

Ha avuto inizio il 9 marzo 1993, suscitò grande clamore a Jesi, nelle Marche e sulla stampa nazionale, inserita nella stagione di tangentopoli

di Nazzareno Garbuglia

Jesi, 9 marzo 2023 – Il 9 marzo 1993 ha avuto inizio la vicenda giudiziaria della società Ce.M.I.M., che ha suscitato clamore nella città di Jesi, nella nostra regione e sulla stampa nazionale, inserita in quel filone di fatti inquadrabili nella duratura stagione di tangentopoli. Rimane nei titoli di coda ancora il finale da narrare, chiusa ogni vicenda giudiziaria, che dovrà stabilire in quale misura risarcire coloro che hanno subito, ingiustamente, il quadro d’insieme giudiziario e societario.

Il 30 ottobre 1992 venivo iscritto, a mia insaputa, nel registro degli indagati Modello 21 (art. 330 cpp), iniziava così una storia trentennale, da cui per i torti subiti rimane ancora in piedi la mia legittima richiesta risarcitoria iniziata il 15 ottobre 2012 ed oggi ferma da luglio 2020 in Cassazione. Avevo 46 anni, il 9 marzo 1993, e quel mattino, alla presenza di un fotografo del Corriere Adriatico, mi fu riservato, in esclusiva, l’onore di essere immortalato al mio arresto, a godimento di tanti miei improvvisati detrattori.


Oggi, all’età di 76 anni, ormai avviato nella fase finale del mio percorso terreno, aspetto con pazienza quanto dovrà decidere la Cassazione sulle mie ragioni per aver riconosciuti i danni subiti per questa vicenda che supera l’odissea omeriana.

In questo lunghissimo periodo ho speso ogni aggettivo, sostantivo, comparativo e superlativo per difendermi e per denunciare: istituzioni pubbliche e giuridiche, in forma cartacea, on line, orale e visiva.

Soggetti politici intervenuti con l’indice puntato e soggetti solidali, che mi hanno accompagnato fino al maggio 2017, dopo 24 anni, a smantellare accuse penali, civili e fallimentari e ad avere riconosciuti, per ingiusta detenzione e lungaggini processuali, circa 60mila euro dallo Stato.

Ciò che più occorre ricordare, però, è che il Ce.M.I.M. era una società pienamente attiva e seriamente impegnata in un grande progetto di pubblica utilità – quale era il disegno dell’Interporto di Jesi – e che fu fatta fallire ad arte.

Dirompente, per invertire l’andamento dei processi, fu la revoca dell’ingiusto fallimento del Ce.M.I.M., nel 2009. Sulle ingiustizie, soperchierie, accuse, banalità giuridiche, false perizie contabili e amministrative montate artificiosamente contro questa società di cui ero dirigente, valgano le sentenze che con tenacia sono riuscito a ottenere, le quali hanno fatto perfino revisionare patteggiamenti di chi si era arreso al titanico sopruso istituzionale.

Sono onorato di aver tirato fuori dal fango mediatico e processuale Franco Ferranti, Carlo Alberto del Mastro, Alfio Bassotti, Bruno Strappa. Non ha potuto avere sentenza di revisione del suo patteggiamento, un signore onesto e umile qual è stato Floriano Berrettini (al momento dell’arresto vice Sindaco del Comune di Ancona), sopraffatto dal dolore e da una neoplasia nel gennaio 2000.

Sono vicino all’architetto Dario Tomellini, progettista dell’Interporto di Jesi per quanto da lui patito nella vicenda giudiziaria e, per avergli la giustizia disconosciuto, con una sentenza assurda, in sede di appello, la titolarità del suo progetto, sul quale molti professionisti hanno banchettato.

La vicenda Ce.M.I.M. si può sintetizzare in due opposte decisioni: la Procura nella richiesta di rinvio a giudizio il 17 novembre 1994, dopo oltre 2 anni di indagini, aveva quantificato in 20 miliardi di lire lo sperpero di denaro pubblico caduti nel fallimento; dopo 15 anni la Corte d’appello di Ancona si è incaricata di revocare il fallimento Ce.M.I.M., evidenziando un «rapporto fra attivo e passivo, cospicuamente e grandemente eccedente l’entità del passivo».

Il Ce.M.I.M. fu sostituito con legge regionale dalla Interporto Marche spa. Oggi, dopo 29 anni dalla sua costituzione, si è evitato il fallimento di questa società, dopo essere stata finanziata con 102 milioni di euro, barattando con Amazon 50 ettari di terreno con la concessione dei diritti di costruzione.

Tutto questo porterà alla fine di questo grande progetto, che aveva coinvolto nei primi anni Novanta il porto di Rotterdam.

Il Ce.M.I.M. e l’Interporto di Jesi.

Una triste vicenda giudiziaria che ha segnato la vita dei tanti perseguitati e delle loro famiglie, non può rimanere retaggio di un vissuto soggettivo e personale, ma deve essere raccontata, affinché un giudizio collettivo e intergenerazionale faccia da monito contro il ripetersi di tante nefandezze amministrative e processuali, che tanto male hanno fatto a singole persone e a una realtà economica locale e regionale da cui a tutt’oggi è difficile uscire.

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